
La conoscenza e il dialogo reciproco sono alla base della convivenza e del rispetto reciproco. Lo ribadisce più volte Rodolfo Ziberna, il sindaco di Gorizia che per la seconda volta in poco più di un mese ha ospitato nella sua città Sergio Mattarella.
La coincidenza fra il premio Ss. Ilario e Taziano – Città di Gorizia, assegnato ai due presidenti Pahor e Mattarella, e la Capitale europea della cultura transfrontaliera, non poteva non porre in primo piano il tema del dialogo che è alla base del futuro di queste terre.
“La conoscenza reciproca è alla base di tutto – dice a pochi minuti dal termine della cerimonia del teatro Verdi -: nel momento in cui conosci una persona tutto cambia, e questa è anche la chiave di lettura della Capitale europea, perché in tutto il mondo una persona può avere paura dell'altra, perché non la conosci, ma nel momento in cui invece ci sono delle relazioni, quando conosci una persona, viene meno anche la paura”.
“C’è un esempio che io faccio spesso: se entri in una in una stanza buia, ti muovi con circospezione perché hai paura di urtare qualcosa, e devi accendere la luce. Ecco, l'importanza delle relazioni e della conoscenza è questo: fintanto che non ci frequenteremo, fintanto che non ci capiremo, sarà difficile affermare anche delle relazioni istituzionali. Ecco perché le relazioni amicali sono non solo importanti, ma determinanti per il futuro”.

Ziberna non nega la soddisfazione per il termine “inestimabile” per l'intera Europa utilizzato da Sergio Mattarella per indicare l’esperienza di Gorizia e Nova Gorica, ma invita a guardare oltre. “Come sindaco di Gorizia non può che farmi piacere, ma guardo anche alle altre esperienze inestimabili, perché non ha importanza in quale luogo geografico del mondo questo accade. L’importante è chiederci perché, se è accaduto in quel luogo, non possa accadere anche altrove. Non è scontato che si riesca a fare, ma perché non provarci? Ci riempiamo sempre la bocca parlando delle “best practices”, delle buone pratiche. Quella di Gorizia e Nova Gorica è sicuramente è una buona pratica, non è detto che funzioni ovunque, ma perché non ci proviamo? Se noi avessimo chiesto trent'anni fa a un politologo un parere su questo confine, ci avrebbe detto che non poteva nascere nulla in termini di coesione e di collaborazione. Qui siamo riusciti, quindi perché non altrove?”
Il sindaco, pur senza nominare esplicitamente i partiti di opposizione e i manifestanti che, a poche decine di metri dal teatro, lo contestavano per decisioni come la mancata revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, invita anche a guardare oltre agli schieramenti e alle posizioni preconcette. “Non è un problema di destra o sinistra, giallo, verde, o blu: il più delle volte la non conoscenza e l'ignoranza possono provocare la deriva degli estremismi. Non dico tutti, ci sono moltissime persone in buona fede per carità, però laddove uno non conosce una cosa è più facile che nascano i contrasti. Bisogna invece coltivare la conoscenza, l'amicizia, la comprensione, per far nascere qualcosa che non sia un estremismo. Vale per i totalitarismi, ma anche per molte manifestazioni di piazza in cui tantissime persone usano slogan dei quali non conoscono il significato, ma non è colpa loro: io spero sempre che nella scuola italiana magari si dedichi qualche pagina in più alla storia recente, dai nazionalismi alla storia del ‘900, e magari qualche pagina in meno all’Impero Romano”.
Riguardo la manifestazione di fronte al municipio sulla cittadinanza a Mussolini, Ziberna sottolinea come “ogni manifestazione dei cittadini sia legittima, è la democrazia che noi dobbiamo tutelare e salvaguardare”. “Se ho dei cittadini che mal digeriscono queste nuove relazioni tra Gorizia e nova Gorica, è giusto che manifestino. Però io credo che tutti quelli che vanno in giro a inneggiare al fascismo, se conoscessero davvero i danni provocati dal fascismo, non potrebbero dichiararsi fascisti. Ecco perché la conoscenza della storia è essenziale. Però se da una parte ci dicono di revocare un fatto storico accaduto, parallelamente noi dovremmo chiedere, e io non lo chiederò mai, l'ho sempre detto, alla Repubblica di Slovenia di condannare il comunismo di Tito, come ha fatto l’Italia che ha condannato il fascismo e punisce chi inneggia a questo regime. Questi però sono fatti accaduti ottant'anni fa, i nostri giovani non hanno idea di che cosa fossero il fascismo o il comunismo. Non possiamo parlare sempre di nemici: possiamo pensare a un domani senza il nemico a tutti i costi da tutte le parti? Pensare a qualcosa di positivo? Perché io devo pretendere dalla Slovenia la condanna del comunismo? Ci sono persone che alimentano queste cose, da una parte e dall'altra, per soddisfazione politica personale e cercano di minare la strada della Capitale europea della cultura, ma io le mine le evito”.
Alessandro Martegani