Sergio Mattarella e Borut Pahor (Foto: Quirinale)
Sergio Mattarella e Borut Pahor (Foto: Quirinale)

Un premio a due testimoni e protagonisti della storia recente del confine orientale, ma anche a due uomini che, grazie alla tenacia e all’amicizia, sono riusciti in un’operazione ritenuta impossibile solo qualche decennio fa.

Foto: Quirinale
Foto: Quirinale

La città di Gorizia ha reso omaggio a Sergio Mattarella e Borut Pahor, i due presidenti autori di uno degli atti più simbolici e citati degli ultimi anni: la stretta di mano di fronte ai luoghi della memoria che ha aperto un capitolo nuovo nei rapporti fra Italia e Slovenia.
Il tema del dialogo e della convivenza è tornato più volte negli interventi nel corso della cerimonia di conferimento del premio Ss. Ilario e Taziano – Città di Gorizia, assegnato ai due presidenti (nonostante non siano cittadini di Gorizia, circostanza che ha comportato anche una modifica dello statuto del premio), proprio per l’impulso dato alla convivenza lungo il confine e aver indicato la strada del dialogo e della pacificazione, che vede una delle sue realizzazioni proprio nella Capitale europea della cultura transfrontaliera.

Foto: Quirinale
Foto: Quirinale

La cerimonia, che ha portato al teatro Verdi di Gorizia Borut Pahor e Sergio Mattarella, era stata aperta dagli inni nazionali dei due paesi, cantati da bambini di due scuole della città, poi, dopo i brevi interventi del sindaco Rodolfo Ziberna, del governatore Massimiliano Fedriga e del vescovo Carlo Redaelli, è stata la volta del conferimento dei premi e dei discorsi dei due presidenti.
Sergio Mattarella, ha definito l’avvio di GO2025 “un momento di rilevanza storica”, sottolineando come il processo verso la convivenza sia soprattutto merito della capacità di dialogo delle popolazioni confine: “Al Presidente Pahor e a me – ha detto - è toccato in sorte felice di assistere in prima persona a un evento straordinario: la progressiva trasformazione di un confine, concepito come traccia divisoria nel cuore di una città e di una popolazione, in luogo di incontro e di condivisione. Questa cerimonia mi sembra possa iscriversi in questo mutamento”.

Dobbiamo ai cittadini di queste terre il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto alle lusinghe sterili e pericolose dei nazionalismi, che hanno arrecato tanti gravi danni".

Sergio Mattarella

“Una libertà rinnovata e ritrovata, di movimento, di fraternità, il cui merito non è di singole persone né delle istituzioni - il cui contributo è, naturalmente, prezioso - bensì è frutto delle nostre società civili, che hanno saputo con pazienza ricostruire quei legami di amicizia, di solidarietà, di fiducia reciproca che i funesti eventi del Secondo conflitto mondiale, e degli anni precedenti, avevano reciso in quest’angolo di territorio che aveva visto italiani, slavi, tedeschi, vivere in pace. Dobbiamo ai cittadini di queste terre il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto alle lusinghe sterili e pericolose dei nazionalismi, che hanno arrecato tanti gravi danni”.

Foto: Quirinale
Foto: Quirinale

“La comunione di intenti tra le autorità politiche di Slovenia e Italia – ha concluso - rappresenta il riflesso istituzionale di un impulso che trova le sue radici nei rispettivi popoli, nel desiderio di amicizia espresso dai cittadini, divisi da un confine fisico, eredità della guerra, ma uniti nella convinzione che gli orrori, il sentimento di ritorsione e della rivalsa dovevano lasciar posto alla convivenza pacifica, alla riconciliazione”.
Anche Borut Pahor, salutato, come successo per Mattarella, da una standing ovation del teatro, confermando il sentimento di amicizia verso Mattarella, ha sottolineato il valore particolare del premio, assegnato proprio nel momento in cui le due Gorizie celebrano la Capitale europea della cultura. Abbiamo fatto, ha detto rivolgendosi al Presidente italiano, “qualcosa di buono”. “Il conferimento di questo premio – ha spiegato parlando in italiano - è un monito per i tempi e le condizioni in cui versa oggi il Mondo: invece di rispettare l'ordine giuridico internazionale e le sue istituzioni che dovrebbero garantire la pace e la sicurezza, si fa largo la logica della forza bruta e la politica delle sfere di interesse. Sembra che non ci sia più nulla di sacro”.

In un'epoca in cui il mondo si chiede se le controversie saranno risolte in modo pacifico o attraverso l'uso della forza, è fondamentale che l'Europa unita si proponga come una comunità coesa, capace di tracciare congiuntamente la rotta di uno sviluppo coraggioso.

Borut Pahor

“L'Unione europea, la nostra patria comune, in queste circostanze si rivela estremamente debole. Questo non significa che non possa essere più forte, ma il suo riscatto non va ricercato nella replica di cattive abitudini e di cattive politiche, ma nello sviluppo e nel perseguimento con saggezza, perseveranza, di ciò su cui, in fondo, è nata: la convivenza, la democrazia, i diritti umani, la libertà di parola e la tolleranza”.
“In un'epoca in cui il mondo si chiede se le controversie saranno risolte in modo pacifico o attraverso l'uso della forza, è fondamentale che l'Europa unita si proponga come una comunità coesa, capace di tracciare congiuntamente la rotta di uno sviluppo coraggioso. Sarà difficile, forse sarà molto difficile, ma non dobbiamo arrenderci e non dobbiamo cedere alla disperazione, sarebbe come deludere i nostri figli e i nostri nipoti. Per esperienza storica, sappiamo che sempre, anche nelle circostanze più difficili, è possibile trovare una via nobile, soprattutto se siamo guidati da nobili obiettivi. Mai come ora la fiducia in questa nostra capacità sarà altrettanto decisiva. Insieme ce la faremo”.

Massimiliano Fedriga (Foto: ARC)
Massimiliano Fedriga (Foto: ARC)

Convivenza e dialogo sono stati al centro anche degli altri interventi. Il governatore Massimiliano Fedriga ha sottolineato come “il Premio Ss. Ilario e Taziano assuma quest’anno un significato ancor più profondo nel quadro di GO! 2025, con Nova Gorica e Gorizia unite nel progetto della Capitale europea della cultura”. “La Vostra presenza, Presidente Mattarella e Presidente emerito Pahor – ha aggiunto - rappresenta il riconoscimento più alto dell’impegno che le nostre comunità stanno portando avanti per costruire ponti di dialogo e collaborazione. La Vostra stretta di mano, divenuta simbolo di riconciliazione, ci ricorda che la storia va custodita e insegnata, affinché diventi fondamento di un futuro di amicizia e cooperazione”. “Gorizia e Nova Gorica, un tempo separate da confini rigidi, oggi sono il simbolo di una nuova Europa, il laboratorio delle idee del futuro. Il percorso che ci ha portato a GO! 2025 è frutto di un lavoro lungo e paziente, fatto di relazioni umane, scambi culturali e progetti comuni. È la dimostrazione di come la cultura e la diplomazia possano essere un motore straordinario per l’integrazione e lo sviluppo”.

Foto: ARC
Foto: ARC

“La vostra iconica, indimenticata e indimenticabile stretta di mano – ha invece affermato il sindaco Rodolfo Ziberna -, così sincera, genuina, spontanea, ha detto più di mille parole. La Vostra “mano nella mano” ci insegna che dobbiamo andare avanti, non tanto cercando di raggiungere una spesso difficile condivisione della memoria, quanto piuttosto una condivisione della coscienza e del dolore che in questi nostri territori le popolazioni al di qua e al di là del confine hanno patito, a causa di opposte ideologie e di sterili totalitarismi condannati oggi anche dal Parlamento europeo”.
Anche il vescovo Carlo Redaelli ha ringraziato i presidenti “per aver accolto la nostra proposta di ricevere il Premio dei Santi Ilario e Taziano patroni di questa Città”. “Il Premio porta il nome del secondo Vescovo di Aquileia, Ilario, e del suo diacono Taziano, entrambi martirizzati verso la fine del terzo secolo dopo Cristo. Il loro patrocinio ci riporta alla realtà di Aquileia”, luogo, ha aggiunto che “evidenzia le radici che ci accomunano nella cultura classica greco-romana, nell’incontro fra le civiltà latina, slava e germanica, e nella fede cristiana, messa a dura prova dalle persecuzioni e rafforzata dal martirio di uomini e donne che hanno proclamato con la loro vita che solo Dio è il Signore. Radici che hanno resistito nei secoli a guerre e a gravi sconvolgimenti e che tuttora possono portare frutti di pace attraverso persone che come Voi hanno posto il loro alto magistero a servizio dei valori che sono a fondamento della convivenza europea tra diversi popoli”.

Alessandro Martegani