“Sono molto deluso. Da un anno a questa parte si sta parlando di questa relazione, la senatrice Rojc l'ha presentata, ma in realtà non dice nulla, non fa che dirci quello che abbiamo sempre saputo: che l'ordine giuridico e costituzionale italiano non prevede alcuna forma di seggio garantito”.
La rappresentanza all’interno del Parlamento continua a dividere la minoranza slovena in Italia: dopo la presentazione da parte della senatrice Tatjana Rojc, di uno studio sulle possibilità e sui meccanismi per garantire la presenza di un rappresentante della comunità linguistica all’interno del Parlamento, messa a rischio dalla recente riduzione dei parlamentari, le reazioni si sono moltiplicate.
Fra le altre quella del consigliere regionale dell’Unione Slovena Igor Gabrovec, che ha auspicato un percorso per ottenere un seggio garantito, indipendente dalle decisioni delle segreterie dei partito, ma molto critico è stato anche l’esponente del Pd Stefano Ukmar, che sottolinea come lo studio non fornisca alcuna risposta: “Si sperava almeno che desse delle indicazioni su come agevolare o facilitare la presenza slovena nel Parlamento di Roma, - ha detto - ma invece la relazione non dice nulla in tal senso”.
“Io – ha aggiunto - sono dell'idea che il Parlamentare che va a Roma deve essere uno politicamente preparato, e deve essere eletto tramite i partiti, perché questa è la storia politica degli sloveni in Italia dal 1921 a questa parte. Sono quindi contrario – ha concluso - a ricercare soluzioni che in realtà non esistono: questo significa prendere in giro la gente, gli elettori, e fare una politica di corto raggio che non porterà da nessuna parte”.
Alessandro Martegani