“Rischiamo una deriva ungherese che riduca la libertà di stampa e di espressione”: è stato il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti italiani, Vittorio Di Trapani, a riassumere il timore alla base dello sciopero che ha bloccato il servizio informativo della Rai per un’intera giornata.
I giornalisti e le giornaliste della Rai, il servizio radio televisivo pubblico in Italia, hanno scioperato per denunciare la scarsa attenzione dell’informazione nel piano industriale della Rai (che alimenta il ricorso a giornalisti precari anziché investire sui giovani e colmare i vuoti in organico), ma anche una crescente pressione del potere politico sul servizio pubblico.
La protesta, hanno spiegato i giornalisti Rai, punta a difendere l'autonomia e l'indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo dal “controllo pervasivo degli spazi di informazione da parte della politica. “C'è un clima mai visto – ha detto Di Trapani -: la Rai ha una storia di azienda occupata dai governi, però quello che sta accadendo ora non era mai successo prima: questo governo sta perseguendo un progetto di riscrittura della storia e della cultura del Paese”
Di Trapani ha anche replicato al contro-comunicato della dirigenza Rai, che aveva accusato l’Usigrai, il principale sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, di aver montato una protesta con motivazioni politiche. “È una fake news – ha dichiarato a Repubblica - sostenere che l'Usigrai sia ideologicamente schierata, avendo nella sua storia protestato e anche scioperato contro i governi di qualsiasi colore”.
Nonostante l’altissima adesione, che ha superato il 90 per cento dei giornalisti in alcune redazioni, la dirigenza è riuscita comunque a mandare in onda i telegiornali di Rai 1 e Rai 2, sia pur in forma ridotta, sfruttando anche la mancata adesione dell’Unirai, il neonato sindacato interno all’azienda, di cui fanno parte molti dirigenti del sistema informativo, che in una nota interna agli iscritti aveva, caso unico finora, sottolineato la decisione di non aderire, invitando addirittura i propri iscritti a non scioperare.
L’Usigrai ha annunciato verifiche per valutare se ci siano state violazioni del diritto di sciopero, che vieta di sostituire i lavoratori che hanno deciso di astenersi dal lavoro: “La libertà – ha detto Di Trapani - è anche di chi non vuole scioperare, ma è illegittimo che una minoranza si organizzi con cambi di turni e si metta a disposizione per tentare di far fallire uno sciopero”.
Lo sciopero ha avuto un’altissima adesione anche nella sede regionale della Rai del Friuli Venezia Giulia. I giornalisti hanno anche organizzato un presidio all’esterno della sede di Trieste, e in una nota hanno ricordato, come sia “assolutamente urgente che l’Azienda riveda la propria strategia in merito alla produzione delle immagini per l’informazione regionale”.
“Non è accettabile - aggiunge l’assemblea dei giornalisti e delle giornaliste della Rai FVG - che una realtà come la Rai, la più grande azienda editoriale del Paese e concessionaria del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, abbia sostanzialmente rinunciato alla produzione di immagini con personale, interno alla stessa Azienda, adeguatamente qualificato e specificamente a ciò deputato”. “Le alternative finora proposte e adottate altro non sono che un pannicello caldo. Occorre trovare insieme una soluzione praticabile e concordata, perché la RAI, e le Sedi Regionali nello specifico, non possono rinunciare a mantenere al proprio interno un fondamentale capitale di tecnica ed esperienza”.
Alessandro Martegani