Quali furono le conseguenze del fascismo sulle minoranze etnico-religiose di Trieste?
Se ne è parlato a Palazzo Gopcevich nell'ambito della mostra fotografica “Trieste, il tempo della storia. I filmati e le fotografie di Francesco Penco. 1918-1950” organizzata assieme al Comune di Trieste.
Due gli storici che hanno inquadrato alcune vicende accadute dal primo dopoguerra fino al secondo conflitto mondiale: la professoressa Tullia Catalan, che insegna Storia dell'Ebraismo presso l'ateneo di Trieste e che ha curato la parte relativa alle vicende della comunità ebraica e Štefan Čok, che sempre nel capoluogo giuliano ha conseguito la laurea specialistica in Storia della Società e della Cultura Contemporanea ed un dottorato di ricerca in Storia dell'Europa del Mediterraneo presso l'Università del Litorale di Capodistria, che ha trattato la parte relativa alla Comunità slovena.
Abbiamo chiesto dell'importanza delle testimonianze fotografiche di Penco alla professoressa Tullia Catalan:
"È sicuramente una mostra molto efficace, perché ci fa riflettere soprattutto sulla ostentazione della "Città italianissima" dove non ci potevano essere altre nazionalità, altre idee, altre correnti. Il rapporto con la comunità ebraica era più complesso, perché è un rapporto che inizialmente va alla grande ma che naturalmente troverà una sua rottura proprio nel 1938, e sarà una rottura molto forte. Le foto di Penco, a mio avviso, sono foto estremamente esplicative, soprattutto del rapporto con la comunità Slovena, sia per quanto riguarda i rapporti anche con alcuni Vescovi, che furono allontanati, perché furono costretti proprio a dimettersi per il fatto che erano considerati troppo filo-sloveni e sia per quanto riguarda anche alcune manifestazioni di piazza o per esempio le elezioni del 1921 e quelle del 1929, quelle coatte praticamente, dove Penco ha avuto la capacità di cogliere alcuni importanti momenti di coercizione nei confronti della Comunità slovena".
Davide Fifaco