“Non è un’occupazione, ma un’azione per tenere aperto il consultorio di San Giacomo”: una cinquantina di manifestanti coordinati dall’organizzazione “Non una di meno Trieste” e dal Comitato per i consultori familiari sono entrati nel pomeriggio nel consultorio di San Giacomo, per denunciare pubblicamente, dicono, la volontà dell’Azienda sanitaria di chiudere la struttura, accanto a quella del quartiere di San Giovanni.
Attualmente le nuove linee guida prevedono che l’azienda sanitaria riorganizzi le strutture della città in due distretti, e la decisione era stata quella di limitare a due anche i consultori, sui quattro attualmente aperti in città.
Secondo una recente indagine dell’Istituto superiore di sanità, hanno fatto sapere le organizzazioni (che hanno anche deciso di passare la notte nella struttura per poi unirsi alla manifestazione di piazza Hortis prevista per domani in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne) il numero delle strutture è inferiore allo standard raccomandato: in Italia è prevista una sede consultoriale ogni 20.000 residenti, mentre il Friuli Venezia Giulia ne ha una ogni 47mila abitanti, la quarta regione peggiore dopo Molise, Provincia autonoma di Bolzano e Veneto, e si parla di un ulteriore taglio. L’Azienda sanitaria per ora ha congelato l’operazione ma lo Spazio Giovani del Consultorio di San Giovanni, risulta già “temporaneamente sospeso”.
Le due organizzazioni hanno sottolineato proprio la relazione fra la presenza di consultori familiari validi e la lotta alla violenza di genere. “A pochi giorni dall’uccisione di Giulia Cecchettin e di Rita Talamelli, che si aggiungono alla lista di 106 femminicidi nel solo 2023, - dice un nota del Comitato - è impensabile smantellare gli spazi di autodeterminazione e prevenzione, è impensabile definanziare i centri antiviolenza ed eliminare i progetti di educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole”.
A favore dell’azione si è schierato anche Adesso Trieste, che ha partecipato all'assemblea indetta da Non Una Di Meno e dal Comitato Difesa dei Consultori all'interno della sede del consultorio. “I consultori familiari sono un presidio fondamentale di salute pubblica a sostegno di donne, ragazze e ragazzi e famiglie che vanno difesi e potenziati, - dice il movimento - anche con atti dimostrativi come quello odierno che ha fortunatamente visto moltissima partecipazione”.
Alessandro Martegani