Circa 400 persone hanno sfilato ieri per meno di un chilometro, la distanza che separa la stazione ferroviaria di Gorizia da Parco della Rimembranza. Un piccolo flop se paragonata alle manifestazioni da migliaia di persone che si sono susseguite a Trieste, ma trattandosi della prima organizzata dai No Green Pass nel capoluogo isontino, il comitato "Gorizia Risponde" ha espresso grande soddisfazione ed ha ringraziato tutti i partecipanti.
Un plauso va comunque proprio ai promotori, che hanno allestito anche un servizio di controllo con il risultato che il tutto si è svolto in maniera assolutamente pacifica, senza alcuna tensione con le forze dell'ordine, anzi, lodate pubblicamente durante il corteo da una delle coordinatrici.
Come di consueto slogan contro Draghi, Speranza e Lamorgese ed anche verso i giornalisti, ma decisamente con termini non violenti, contrariamente a quanto avviene nel capoluogo giuliano. Tra le richieste di protesta anche quella un po' fantasiosa di bloccare l'economia prelevando i propri soldi dalle banche e tenendoli in casa.
Unica nota stonata l'intervento al microfono di una manifestante che ha giustificato l'ingiustificabile, ovvero il triste teatrino di due settimane fa a Novara, dove alcune persone si sono travestite da prigionieri ebrei in un lager per paragonare le restrizioni del Green Pass alle terribili vessazioni naziste. Un paragone decisamente inaccettabile.
Il corteo una volta arrivato al Parco della Rimembranza, come da accordi con la Prefettura locale e con il sindaco Ziberna si è trasformato in un comizio, dove tutti hanno rispettato il distanziamento.
Sul palchetto si sono succeduti interventi di sanitari, avvocati, insegnanti, che hanno evidenziato ed argomentato le incongruenze di alcuni protocolli suggeriti dal governo ma soprattutto della certificazione verde. In chiusura il breve comizio di uno dei coordinatori dei No Green Pass di Trieste.
Infine, da registrare l'immancabile, ma in questo caso per nulla ingombrante, presenza di Ugo Rossi, il consigliere comunale di Trieste del Movimento 3V, con il suo famigerato megafono.
Davide Fifaco