Le decisioni operative definitive saranno prese questa sera, ma sul Friuli Venezia Giulia stanno già convergendo quasi 400 uomini delle forze dell’ordine da impiegare per il controllo dei valichi di confine.
Si tratta di un provvedimento che al momento è stato disposto per 10 giorni, ma con tutta probabilità durerà molto di più, e potrà essere prorogato per un massimo di sei mesi. A inizio novembre è anche in programma un incontro dei ministri degli interni di Italia, Slovenia e Croazia a Trieste, ulteriore elemento che fa pensare che i controlli proseguiranno oltre il periodo di 10 giorni.
Il fine è quello di tenere sotto controllo chi entra in Italia dai confini regionali: dal primo gennaio di quest’anno attraverso il confine fra Italia e Slovenia, lungo 100 chilometri, ci sono stati quasi 16 mila ingressi illegali, e si teme che proprio la Rotta Balcanica possa divenire una via d’ingresso per potenziali terroristi, se non addirittura per membri di Al Qaida o Daesh.
Centoquaranta uomini e donne dell’Esercito e delle forze dell’ordine saranno inviati a Trieste, 110 a Udine, 75 a Gorizia. Con tutta probabilità non si tratterà di un ritorno delle frontiere, ma della presenza di pattuglie, senza strutture fisse, che presidieranno i valichi principali, controlleranno i documenti, e saltuariamente terranno sotto controllo anche i valichi secondari, anche con l’uso di telecamere o droni.
Rimane però la preoccupazione che i controlli possano creare code in uscita e soprattutto in ingresso in Italia, anche se le autorità per ora assicurano che sarà fatto tutto il possibile per limitare i disagi di chi attraversa ogni giorno il confine.
Sull’opportunità di porre dei controlli, su cui quasi tutte le forze politiche concordano, si sono divisi però i sindacati di polizia, con alcune sigle che appoggiano il governo e altre che invece sottolineano come la misura sia solo propaganda e non abbia alcun effetto tangibile sul controllo di chi entra in Italia.
Protestano anche le organizzazioni che si occupano di accoglienza, come il consorzio italiano di solidarietà, secondo cui “le motivazioni fornite dal Governo italiano per giustificare la decisione di ripristinare i controlli di frontiera con la Slovenia appaiono del tutto vaghe e inadeguate” a fronte “dell’arrivo in tutto il FVG di un modestissimo numero di rifugiati (circa 1.500 persone al mese nel corso del 2023), in assoluta prevalenza provenienti dall’Afghanistan”. “Il ritorno dei controlli – aggiunge l’ICS - risulta risibile e del tutto privo di alcuna connessione logico-giuridica”.
Alessandro Martegani
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