“Questo è un sistema che protegge chi abusa”: è il triste e disperato commento di una delle vittime di Harvey Weinstein, produttore cinematografico al centro di un’inchiesta che ha messo in luce un abisso di abusi e molestie nel mondo di Hollywood, raccontata nel film diretto da Maria Schrader, “Anche io”.
Alla vigilia della giornata della donna il film, che ripercorre l’inchiesta giornalistica delle reporter del New York Times Jodi Kantor e Megan Twohey, uscita il 5 ottobre 2017 e valsa loro il Premio Pulitzer, è stato proposto al cinema Ariston di Trieste in un evento organizzato dalla Cappella Underground, Articolo 21, Ordine dei Giornalisti e Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia.
L’inchiesta, che è riuscita a fare faticosamente breccia nel muro di omertà che copriva le molestie e gli abusi, e a dare alle vittime il coraggio di denunciare, ha dato anche vita al movimento #MeToo, una vera e propria rivoluzione , ha detto la professoressa dell’università di Trieste Patrizia Romito, una delle massime esperte di violenza maschile contro le donne (autrice del libro “Le molestie sessuali. Riconoscerle, combatterle, prevenirle”), che però non ha avuto lo stesso seguito in tutti i paesi. “Le molestie sessuali – ha detto a margine dell’incontro - sono state rivelate in quanto problema, in quanto il problema sociale e problema politico, solo perché c'è stata la lotta delle donne in tutto il mondo, che ha posto la questione della libertà femminile e della soggettività femminile, e quindi della intollerabilità della violenza maschile contro le donne, come un problema centrale. Naturalmente questa enorme rivoluzione culturale è ancora agli inizi: le cose sono state dette, sono state rivelate, c'è stata una presa di parola straordinaria, le leggi sono cambiate, però si vede che la cultura resta ancora molto impregnata di sessismo, con violenze dirette e concrete ma anche comportamenti atteggiamenti e credenze profondamente sessiste e discriminatorie nei confronti delle donne. Detto questo ci sono differenze importanti tra i vari paesi: io parlo per l'Italia, perché è il mio paese e mi sento particolarmente coinvolta, e in Italia sicuramente #MeToo ha avuto delle ricadute molto limitate, anche se anche confrontate con paesi vicini simili al nostro. Penso alla Francia per esempio, dove davvero sono state scoperchiate delle pentole fetide di molestie sessuali, nel mondo della politica, dei media e della cultura: tutto questo in Italia non è avvenuto, quindi effettivamente osserviamo un ritardo specifico del paese rispetto a queste tematiche”.
C’è ancora molto da lavorare per far prendere consapevolezza sul fenomeno delle molestie, e si tratta, aggiunge la professoressa, di un percorso che riguarda tutta la società, soprattutto, ma non solo gli uomini. “Io penso che tutti devono riflettere e cambiare. Naturalmente c'è maggiore consapevolezza da parte delle donne, perché vivono questa cosa, perché pagano il prezzo di persona, però non è automatico: ci sono uomini molto consapevoli, assolutamente rispettosi e anche solidali, così come ci sono donne che accettano questa cultura secondo cui una pacca sul sedere può essere anche divertente, e un complimento anche audace o in un luogo inappropriato resta sempre un complimento. Detto questo, è certamente sugli uomini che incombe il maggior lavoro di cambiamento, anche perché devono rinunciare a una serie di privilegi quotidiani: commentare le donne, il loro corpo, considerare il corpo delle donne accessibile, fare di questi comportamenti qualcosa che cementa l’amicizia maschile. C’è tutto un mondo maschile che trova normali le molestie, e che ne fa materia di vita sociale, c’è quindi ancora molto lavoro da fare".
Alessandro Martegani