Polemiche in Friuli per la mancata approvazione del Messale in lingua friulana da parte della Conferenza Episcopale Italiana. L’Assemblea di Comunità Linguistica Friulana (ACLIF), guidata dal sindaco di Capriva del Friuli Daniele Sergon ha confermato di essere pronta a intraprendere qualsiasi tipo di iniziativa, al fine di raggiungere questo obiettivo che rappresenterebbe un passo importante verso il riconoscimento della lingua friulana.
Dopo il rifiuto da parte della CEI si è deciso, quindi, di inviare una lettera al presidente della Conferenza Episcopale Italiana e per conoscenza al presidente della Conferenza Episcopale del Triveneto, all’arcivescovo di Udine, Gorizia e Concordia – Pordenone, oltre che a tutte le parti interessate, nella quale Sergon spiega che "le Comunità locali sono "molto legate all’uso liturgico nella loro lingua" e che questo legame "è parte dell' "essere Friuli", come dimostra anche la lunga storia che unisce la regione alla Chiesa a partire dal Patriarcato del Friuli ad oggi. Un legame che richiederebbe da parte delle istituzioni ecclesiastiche un maggiore rispetto, proprio a partire dall'identità linguistica dei fedeli friulani, frutto anche "dell’opera dei numerosi sacerdoti che durante i secoli hanno preservato l’uso della lingua nei paesi, fino ad arrivare al rifiorire (del friulano) in ambito ecclesiastico a partire dal secondo Novecento".
L'ACLIF si augura che sia possibile riaprire un dialogo con la CEI, insieme alla Regione e alle altre realtà, al fine di ottenere una revisione della decisione, "a vantaggio non solo dei credenti ma di tutta la comunità friulana, per la quale il Messale è un importante strumento non solo religioso ma anche di veicolazione della lingua”.
Barbara Costamagna