E’ riuscito a strappare un applauso a scena aperta il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza durante la cerimonia commemorativa al monumento ai fucilati di Basovizza quando nel suo discorso ha detto che quei ragazzi “non erano terroristi”, ma figli di tante mamme e tanti papà che sono stati fucilati. Era quello che l’uditorio voleva sentire, visto che alla comunità slovena non va proprio giù che qualcuno continui a considerare così i loro eroi. Per Milan Pahor, che guida il Comitato per le onoranze degli eroi di Basovizza, è oramai arrivato il momento di riabilitarli a pieno titolo e di trasformare quell’area in monumento d’interesse nazionale. Un rango, quindi, uguale a quello del Sacrario dedicato alle vittime delle foibe, che sta qualche centinaio di metri di distanza. La battaglia, dopo la riabilitazione politica sancita dalla visita dei due presidenti, ora probabilmente si sposterà nelle aule dei tribunali, dove ci si appellerà per arrivare all’annullamento di quella sentenza. Per l’avvocato Perter Močnik si tratta quindi di seguire l’iter che ha portato all’annullamento del Secondo processo di Trieste, la cui sentenza venne cancellata dalla Corte di Cassazione nel 1971. Per Močnik “le condizioni ci sono” e la volontà politica si starebbe “formando, soprattutto dopo la visita dei due presidenti a questo luogo di ricordo, di memoria e di martirio”.
La cerimonia e non è stata turbata nemmeno da due contestatori che prima dell’intervento del sindaco Dipiazza hanno urlato in sloveno “non in mio nome”, senza suscitare però nessuna reazione tra il foltissimo pubblico presente. Per il resto sulla manifestazione è aleggiato lo spirito tracciato il 13 luglio, quando i due capi di stato di Slovenia e Italia hanno fatto tappa a Basovizza. Per il sindaco di Trieste “è stato un momento di grande emozione” quando Borut Pahor con Mattarella e si sono tenuti per mano davanti al monumento. Dipiazza si dice convinto che è stata fatta “una gran cosa”. Passaggi significativi, cominciati con il concerto del 2010 dove hanno partecipato i presidenti di Slovenia, Italia e Croazia, “per la comunità slovena ed italiana: per vivere in pace, per lavorare insieme, per il futuro”.
Gli ha fatto eco il presidente della Camera di Stato, Igor Zorčič che ha paralto dell'importanza dei politici che aiutano a trovare la strada di una società più tollerante e che contribuiscono al superamento delle divisioni. Questo avviene grazie a gesti di riconciliazione che non tolgono nulla a nessuno: né la memoria storica né l’orgoglio. I capi di stato, secondo Zorčič hanno tracciato proprio a Basovizza la strada.
La visita dei due presidenti ai due monumenti simbolo a Basovizza, quello ai fucilati e quello dedicato alle vittime delle foibe non è stato privo di contestazioni sia in Italia sia in Slovenia, ma sembra aver cambiato il clima. Per la senatrice slovena del PD, Tatjana Rojc, si sapeva “sin da buon principio che sostenere un evento storico come quello della visita dei due presidenti avrebbe chiuso un capitolo e ne avrebbe aperto uno nuovo, non con lo sguardo rivolto al passato, ma al futuro”. E’ stato un modo, ha detto la Rojc, per approfondire la conoscenza, ma anche per una reciproca assunzione di responsabilità, perché solo così si può costruire il domani. In sintesi, per arrivare in una regione dove spesso il passato sembra non voler passare ad occuparsi del futuro e non “di ciò che è stato ieri o che è oggi”.
Stefano Lusa