
648 persone controllate e 20 provvedimenti di allontanamento: sono le cifre della prima settimana di applicazione delle cosiddette zone rosse a Trieste.
Lunedì 20 erano entrati in vigore i provvedimenti della Prefettura che prevedevano, almeno fino al 31 marzo, limitazioni d’ingresso in tre aree centrali della città per persone con precedenti o comunque ritenute pericolose, e una presenza delle forze dell’ordine costante.
Ordinanze del Comune, più o meno per le stesse aree, fissano invece la chiusura di pubblici esercizi e attività commerciali con vendita di alimentari, anche automatiche, a mezzanotte, oltre al divieto di consumare o detenere bevande in contenitori di vetro o alluminio in pubblico dalle 22:00 alle sei del mattino.
La Prefettura di Trieste ha diffuso i primi dati, da cui risultano controlli da parte di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale su 648 persone, con 20 provvedimenti di allontanamento: 13 persone erano segnalate per reati contro la persona, cinque per reati contro il patrimonio e due per reati in materia di sostanze stupefacenti.
Nelle aree individuate viene allontanato chiunque assuma “atteggiamenti aggressivi, minacciosi o molesti”, e sia destinatario di segnalazioni dell'autorità giudiziaria per reati “in materia di stupefacenti, contro la persona, contro il patrimonio per i delitti di furto con strappo, rapina, danneggiamento, invasione di terreni ed edifici, detenzione abusiva di armi od oggetti atti a offendere” e che costituisca un pericolo per la sicurezza pubblica.
Le zone rosse erano state pensate poco prima dei festeggiamenti di Capodanno in Italia per garantire la sicurezza delle aree pubbliche e la libera e piena fruibilità delle aree urbane individuate: zone di questo tipo erano state istituite in grandi città, come Milano, Napoli e Bologna. A Trieste erano arrivate con il 26 gennaio per cercare di frenare le risse e le aggressioni che si stavano moltiplicando nelle aree del centro in città.
Alessandro Martegani