Dopo cinque sedute di commissione, migliaia di pagine di documentazione e molte polemiche, la delibera che contiene il progetto di riqualificazione del Porto Vecchio, un atto destinato a cambiare radicalmente l’equilibrio della città, è stato licenziato ed è atteso in aula, ma i temi che dividono maggioranza e opposizione o, meglio, la Giunta comunale dal centro sinistra, sono ancora tutti sul tavolo.
Anche la seduta di commissione di questa mattina (quasi un Consiglio comunale anticipato visto il numero dei consiglieri partecipanti), ha messo in luce una distanza politica e di filosofia di fondo sulla destinazione dei 65 ettari dell’antico scalo, destinati a diventare un’area fondamentale per lo sviluppo del capoluogo giuliano.
Il confronto si è concentrato soprattutto sui dati economici del piano presentato da Costim, la società di Bergamo autrice del progetto da 600 milioni di euro, e sulla possibilità o meno di emendare la delibera che comprende tutta la documentazione.
A più riprese i consiglieri Laura Famulari, Rosanna Pucci e Francesco Russo del Pd, Alessandra Richetti dei 5 Stelle e Alberto Pasino di Punto Franco, hanno chiesto di poter avere i dati del piano finanziario per poter valutare se esiste realmente un interesse pubblico nel progetto (è prevista la cessione di parte degli immobili alla Costim, che dovrebbe trasformare alcuni degli antichi capannoni in strutture in parte residenziali), e soprattutto per poter esprimere un giudizio approfondito, visto che la responsabilità ricade anche sui consiglieri che voteranno il progetto.
A più riprese però i tecnici del Comune e l’assessore Everest Bertoli hanno ribadito che il progetto, firmato dalla Costim e dall’amministrazione comunale, non può essere emendato dal Consiglio, ma solo approvato o respinto, e che i dati economici riservati, a conoscenza degli uffici ma non a disposizione dei consiglieri, non sarebbero necessari per approvare il progetto. “Dire che tutto quello che ha scritto il proponente è immodificabile – ha però replicato Pasino - contrasta con quello che è sempre successo in quest’aula: non possiamo discutere su una cosa su cui non possiamo intervenire, è umiliante!”
"È necessario trovare un modo diverso di procedere, senza costringere chi non condivide questo modo d’interpretare la democrazia a un voto contrario", ha aggiunto Famulari, mentre Russo ha ricordato che “Non abbiamo idea al momento su che cosa si farà su due terzi dell’area e quanto guadagnerà una società privata: state chiedendo al Consiglio comunale di vendere la parte più pregiata della città, senza farci vedere un solo numero. Così è impossibile valutare se c’è o meno la pubblica utilità”.
“Il Consiglio comunale – ha però ribadito Bertoli - non ha poteri di modificare la proposta: può chiedere delle modifiche al proponente, che può accordarle o meno. La Giunta in ogni caso ritiene questa proposta soddisfacente dal punto di vista dell’interesse pubblico. Chi continua a sostenere la linea secondo cui si sta svendendo l’area, e si nascondono i documenti – ha concluso -, dice il falso”.
Nonostante le continue richieste di approfondimento e di documentazione giunte dal centro sinistra, compresa la richiesta di sopralluogo nell’antico scalo (una richiesta in tal senso è stata depositata ieri a prima firma Pucci), la seduta si è chiusa con la decisione, chiesta ufficialmente da Bertoli a nome della Giunta comunale, di trasmettere la delibera al Consiglio comunale in seduta plenaria per l’approvazione definitiva, considerando ormai esaurita la discussione sui documenti: una decisione approvata dalla maggioranza, fra le cui fila però non mancano le perplessità.
Lo stesso capogruppo di Forza Italia, Alberto Polacco, in aula ha chiesto a più riprese chiarimenti, ricordando a tutti le responsabilità che ogni consigliere si assume votando la delibera, e anche a seduta finita, non è mancato chi, nel centro destra, non ha fatto mistero di non approvare la decisione di chiudere la discussione, sia per “non dare alibi all’opposizione”, sia perché si tratta probabilmente della delibera più importante e finanziariamente pesante mai votata dal Consiglio comunale della città.
Il dibattito ha messo in secondo piano perfino il confronto sulla Cabinovia, che, nonostante la riunione di ieri pomeriggio a Roma fra il Sindaco Roberto Dipiazza e i funzionari del Ministero delle Infrastrutture, rimane pieno d’interrogativi. Di certo la struttura non sarà finanziata con il Pnrr, e il Governo si è impegnato, ma senza dare termini, a trovare dei finanziamenti per l’opera, “considerata strategica dallo stesso Ministero”, ma non si sa se i fondi saranno parziali o meno, e la stessa affermazione della nota del Comune, secondo cui il finanziamento della Cabinovia mediante fondi ministeriali libererebbe il progetto “da una serie di vincoli temporali e procedurali legati proprio al Pnrr”, sembra di fatto allungare i tempi della possibile realizzazione dell’impianto, di cui però si fa riferimento anche nel piano sul Porto Vecchio.
Alessandro Martegani