Una ventina le case editrici presenti, provenienti da Slovenia, Croazia (tra le quali la Edit), Grecia ed ovviamente anche dal Friuli-Venezia Giulia. Una prima edizione che ha catturato l'attenzione di molti curiosi e che sembra gettare le basi per diventare un appuntamento fisso.
Sergia Adamo, curatrice scientifica della manifestazione, ci spiega la genesi del progetto:
"In realtà la fiera è una parte di un progetto più ampio, che ha voluto fortemente mettere al centro della riflessione culturale la pratica della traduzione, una pratica spesso invisibile, spesso nascosta, spesso anche non valutata adeguatamente, ma che in realtà è fondamentale. È lo spazio dove le culture si parlano, è lo spazio dove i testi circolano, è lo spazio dove si può dialogare. Questo è stato il motore primo della volontà di trovare forme nuove e efficaci per parlare di traduzione e per metterla in atto".
È una prima edizione, ma da quello che si è visto c'è già la volontà di pensare al futuro, insomma, probabilmente ci saranno delle prossime edizioni.
"Ce lo auguriamo naturalmente. L'idea è proprio questa di iniziare e il fatto stesso di mettere gli editori uno accanto all'altro, di costruire dei dialoghi e delle conferenze, dei forum, risponde proprio a questa evidenza. Non sappiamo ancora che cosa sarà, ma sappiamo che da oggi in poi, qui, in questi tre giorni, discuteremo e dialogheremo molto del futuro".
Questa prima edizione è stata ospitata dalla Comunità Greca di Trieste. Magari, potrebbe essere un'idea, si potrebbe provare a girare un po' tutte le comunità di Trieste.
"È un'ottima idea, sicuramente la prenderemo in considerazione. La Comunità Greca è stata molto disponibile e naturalmente la ringraziamo. Ha a disposizione uno spazio meraviglioso che è proprio al centro di Trieste ed è un segno di apertura. Anche questo è stato un motivo importante che ci ha spinto in questa direzione. E poi anche l'entusiasmo. Certo, Trieste è fatta di tante comunità, di tanti intrecci e, come diceva lei appunto, tanti li dobbiamo ancora scoprire. Tante identità non sono poi così fisse e definite, ma possiamo rinegoziarle e rimetterle in gioco anche attraverso questi dialoghi".
Davide Fifaco