In un piazzale vuoto, a causa delle misure anti Covid, ma Trieste ha ricordato anche quest’anno alla Risiera di San Sabba, monumento nazionale, unico campo di sterminio nazista con forno crematorio in Italia, il “Giorno della Memoria” della Shoah, ricorrenza istituita in Italia il 27 gennaio, giorno dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche.
Corone d'alloro sono state deposte dalla Regione, dalla Prefettura e dal Comune di Trieste, e dai rappresentanti delle Associazioni nel punto in cui sorgeva il forno crematorio, poi è stata la volta dell’intervento del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, che ha ricordato come “la lotta alla pandemia oggi ci unisca tutti, ed è giusto che si stato fatto ogni sforzo per celebrare il giorno della memoria”.
Citando Anna Franck, in apertura e chiusura del suo discorso il sindaco si è rivolto ai ragazzi a cui, ha detto, “costa doppia fatica mantenere le proprie opinioni in un’epoca in cui ogni idealismo è annientato, in cui gli uomini si mostrano nel loro lato peggiore, cui si dubita, della verità, della giustizia, di Dio”.
“In questo luogo - ha aggiunto - è stata uccisa la libertà, ma chi afferma che bisogna ricordare perché quello che è successo non accada mai più fa un esercizio vano, esercita una mera funzione consolatoria e poi si confina in questa giornata: da sempre il mio impegno è quello superare insieme i drammi del ‘900 che hanno insanguinato queste terre. Superare – ha spiegato – non vuol dire voltare pagina, ma impegnarsi a guardare al proprio passato in maniera positiva, costruendo qualcosa per il futuro, che diventa nutrimento per una società odierna capace di costruire una convivenza civile”.
Tutto il mondo dovrebbe e chiedere scusa al popolo ebraico, ha continuato, ricordando come le leggi razziali in Italia furono annunciate proprio a Trieste, ma il sindaco ha anche ricordato la collaborazione realizzata con la comunità ebraica, e passi storici come il concerto dei tre Presidenti, la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre, e la recente visita ai luoghi della memoria dei due Presidenti, Sergio Mattarella e Borut Pahor. Passi fondamentali, che hanno contribuito ad aumentare la convivenza e la conoscenza reciproca fra le varie comunità della città. “Non è stato facile – ha concluso - ma solo in questo modo potremo realizzare un futuro senza divisioni ideologiche”.
Anche il sindaco di San Dorligo-Dolina Sandy Klun, è intervenuto, concentrandosi soprattutto sulla situazione legata alla pandemia che sta creando lutti e disagi e squilibri nel mondo. Un fenomeno, ha aggiunto, che richiede uno sforzo comune per essere superato.
A margine della cerimonia anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga ha ricordato come "Il Giorno della Memoria sia fondamentale non solo per ricordare, ma anche per costruire il futuro". "Contro il popolo ebraico - ha aggiunto - vediamo ancora moltissima intolleranza, violenza e discriminazione".
"Siamo diventati una società manichea - ha detto il governatore -: un commento o una frase scomposta sui social diventa il centro del mondo, mentre le persone ammazzate perché sono di una religione diversa non vengono considerate da nessuno" e "momenti come il Giorno della Memoria, ci aiutano ad aprire un po' di più gli occhi, spingendoci a intervenire a livello internazionale in modo coerente per tutelare la vita, i diritti e le libertà delle persone".
Al termine degli interventi è stata la volta dei riti religiosi ebraico, cattolico, serbo-ortodosso, delle comunità evangeliche avventista, elvetica, luterana e metodista, mentre quest’anno il rito greco-orientale non è stato officiato poiché l’archimandrita era bloccato fuori Trieste.
Poco prima, alle 10:00, alla Stazione di Trieste, era stata deposta una corona sulla lapide che ricorda la partenza dei convogli dei deportati verso i campi nazisti dal settembre 1943 al febbraio 1945. Altre cerimonie e commemorazioni, soprattutto on line e virtuali, si sono svolte un po’ in tutta la regione per ricordare una giornata che, nonostante la pandemia in atto, rimane sempre più sentita e partecipata nel paese.
Alessandro Martegani