Roberto Menia (a sin.) con Massimiliano Fedriga (foto: Comune di Trieste)
Roberto Menia (a sin.) con Massimiliano Fedriga (foto: Comune di Trieste)

È considerato il “padre” della legge che nel 2004 ha istituito il Giorno del Ricordo: da sempre al centro della battaglia per l’italianità di Trieste e per il riconoscimento della storia dell’Esodo e delle vittime delle Foibe, Roberto Menia, senatore di Fratelli d’Italia, era presente alla cerimonia alla Foiba di Basiovizza in occasione della giornata che ha contribuito a istituire.
Menia, a margine della cerimonia, ha ribadito il valore della giornata: “Non è un banale ricordo, una cosa che si celebra, come spesso si dice ‘perché non accada più: qua si ritrova l'anima di un popolo, qua parla il silenzio. Di fronte a questa follia, servono poche parole: chi comprende, chi capisce, sa che cosa vuol dire tutto questo. Tutto questo è da una parte un ricordo di una tragedia di un popolo, dall'altra il seminare ricordo e giustizia. Solo su questo fiorisce qualche cosa”.

La cerimonia alla Foiba di Basovizza (Foto: Martegani)
La cerimonia alla Foiba di Basovizza (Foto: Martegani)

Non è mancato un accenno al recente atto di vandalismo compiuto a 48 ore dalla ricorrenza: “Oggi vedo che c’è una marea di gente: evidentemente è un numero determinato anche dalla risposta emotiva, di fronte all’oscena profanazione di questo luogo. Purtroppo quello che vedo è che in Italia, evidentemente da parte di una sinistra irriconoscibile (perché io ne conoscevo un'altra, ho imparato a conoscere un'altra), si alimenta di nuovo il fuoco del negazionismo e del giustificazionismo, le cose peggiori. A questo si accompagnano distruzioni e atti di vandalismo, o cose come il corteo di ieri sera a Bologna, che inneggiava a Tito con bandiere jugoslave, robe che a ottant'anni da questi fatti sono impensabili".
Soprattutto – ha concluso Menia - questi atti sono indecenti di fronte a quel sentimento di solidarietà nazionale ci dovrebbe essere: agli italiani e i tuoi fratelli d'Italia, dovresti chiedere solidarietà verso gente che ha patito, innocente, ammazzata a guerra finita, e verso tutto quello che ha determinato poi il grande esodo, il più grande della nostra storia. Se qualcuno non lo capisce, ottant'anni dopo, mi pare pura follia”.
Alessandro Martegani