È una situazione sempre più convulsa quella che sta vivendo il fronte anti Green pass che sta manifestando da giorni a Trieste.
Partito come un movimento spontaneo, animato da un comitato no Green pass locale, ha visto prima l’ingresso dei portuali, poi l’arrivo di manifestanti da fuori città e la creazione di un comitato denominato “15 ottobre”, che però è stata quasi immediatamente disconosciuto dai portuali, e poi, nelle ultime ore, ha visto anche la presa di distanza a parte dell’originario comitato no Green pass.
Anche l’organizzazione delle manifestazioni annunciate per domani, una la mattina, non autorizzata, con il preciso intento di “bloccare le strade e creare disagio alla circolazione”, e una nel primo pomeriggio indetta dai vari comitati, sembra sfilacciarsi di ora in ora.
Quella della mattina, è stata disconosciuta da molte componenti del movimento, mentre quella del pomeriggio, che avrebbe dovuto richiamare a Trieste, secondo la prefettura, 20 mila persone, con il pericolo dell’infiltrazione di gruppi violenti, secondo la questura non si terrà più, poiché il preavviso sarebbe stato revocato dagli organizzatori, che starebbero pensando di trasformare l’iniziativa in un sit in. Una serie di annunci e smentite che fanno pensare che il movimento no Green pass continui a non avere punti di riferimento.
Sulla rete però da giorni sono stati diffusi gli appelli a “convergere su Trieste”, e nel capoluogo giuliano dovrebbero comunque giungere molti manifestanti, che le forze dell’ordine dovranno gestire. Il rischio di disordini è concreto, e il presidente della Camera di commercio della Venezia Giulia e di Confcommercio di Trieste, Antonio Paoletti ha chiesto al prefetto, al sindaco e alla questura di dare “indicazioni ai commercianti se stare aperti o stare chiusi, ma - ha aggiunto - non ho avuto risposte. Per cui ci stiamo organizzando da soli, stiamo dicendo ai nostri soci di tirare via i tavolini e le sedie dalla strada oggetti che possano essere usati contro persone e cose”.
In piazza Unità intanto continuano le attività che sono ormai diventate un rito quotidiano da parte di centinaia di manifestanti: il ritmo scandito da decine di bottiglie battute sull’asfalto, le preghiere di gruppo, il girotondo, l’esposizione di simboli religiosi accanto a cartelli di dubbio gusto che paragonano le norme sul Green pass alle leggi razziali, proclamate proprio in Piazza Unità nel 1938.
I manifestanti dello "zoccolo duro" hanno anche fatto della piazza la propria casa, improvvisando ripari, portando sul suolo pubblico sedie, un divano, cataste di rifornimenti e attrezzature.
Una situazione che sta infastidendo i cittadini e preoccupando i commercianti: il riconfermato sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha annunciato di voler procedere nei confronti dei responsabili dei disordini in città di questi giorni con ogni possibile azione a tutela dell'immagine della città di Trieste.
Anche il presidente della Giunta regionale, Massimiliano Fedriga, che assiste alla protesta ogni giorno dalle finestre dei suo ufficio, si è detto “disposto a dialogare con tutti, però – ha aggiunto - tutti gli altri cittadini che non vanno a protestare, e che sono la maggioranza, esigono rispetto: penso che sia inaccettabile sentir dire, da chi manifesta in piazza, che con grande soddisfazione ha fatto un danno economico e lavorativo alla mia città, fra l’altro si tratta di cittadini che vengono da tutte altre parti d'Italia. Vantarsi di aver fatto un danno al lavoro e all'economia dei triestini e dei cittadini del Friuli Venezia Giulia è indecoroso e vergognoso: il dialogo va bene, ma il dialogo si fa con il rispetto”.
Alessandro Martegani