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“Non c’è più la possibilità di sostenere finanziariamente una radio diocesana”. Con questa motivazione la Diocesi di Trieste ha annunciato la prossima chiusura di un’emittente storica, Radio Nuova Trieste, realtà che, per stessa ammissione dei vertici della chiesa locale, “sta svolgendo dal 30 aprile 1985 un lavoro prezioso come strumento di evangelizzazione e comunicazione della comunità cattolica. Purtroppo – aggiunge la Diocesi in una nota - in un quadro di crisi generale delle emittenti radiofoniche di matrice cattolica, negli anni i dati di ascolto sono diminuiti e i costi sono aumentati”.
La radio, fondata 40 anni fa su iniziativa di monsignor Lorenzo Bellomi, allora vescovo di Trieste, ha solo due dipendenti, entrambi tecnici, mentre le trasmissioni vengono realizzate e condotte da volontari. L’emittente fa capo a un’associazione di fedeli, ma è interamente supportata da fondi della Diocesi, senza altre entrate: in tutto un bilancio da120 mila euro annui, che non sarebbe più sostenibile.
La data dello spegnimento non è ancora stata decisa, ma la strada sembra senza ritorno, nonostante i molti appelli e interventi giunti alla notizia della chiusura: l'attenzione della Diocesi, conclude la nota “è ora rivolta soprattutto ai due dipendenti della Associazione che prestano servizio come tecnici e ai quali per primi è stata comunicata l’impossibilità della Chiesa triestina di reperire ogni anno questa ingente somma”.
La curia ha anche auspicato che la Radio possa trovare altri finanziatori per proseguire le trasmissioni, un appello ribadito anche dall’Ordine regionale dei giornalisti e dall’Associazione della stampa del Friuli Venezia Giulia, che hanno preso atto della decisione. “Con la chiusura dell’emittente, dopo ben quarant’anni di attività - dice una nota degli organismi di rappresentanza dei giornalisti - verrebbe a mancare un’altra voce importante nel panorama informativo locale: una perdita per tutti". "Ordine e Assostampa - conclude la nota - auspicano l’impegno della Diocesi a trovare un altro collocamento lavorativo per i due tecnici della radio, che sono gli unici dipendenti con un contratto di lavoro, considerato che tutta l’attività dell’emittente si è basata in questi anni sul volontariato”.
Alessandro Martegani