La targa dedicata al ricordo di Norma Cossetto e Milojka Štrukelj che studiarono a Gorizia e furono vittime delle opposte ideologie durante la Seconda Guerra Mondiale continua a far discutere. Nelle scorse ore, durante il consueto raduno presso il cippo commemorativo dedicato a Trieste alla Cossetto, la famiglia di quest’ultima con un comunicato si è dissociata dall’iniziativa del pannello isotino.
Successivamente le sezioni dell’ANPI di Gorizia e Piedimonte, con una nota, hanno messo in evidenza di non essere state né interpellate né invitate alla cerimonia di inaugurazione della targa che ricorda le due giovani donne, presso il Liceo che entrambe frequentarono a Gorizia.
“Se l’obiettivo è veramente quello della pacificazione – rileva l’ANPI -, non si comprende come sia mancata la volontà di coinvolgere la nostra Associazione che ha come fine la custodia della memoria dell’antifascismo e della Resistenza”.
“Il superamento delle lacerazioni del passato non può prescindere dal giudizio storico di quegli avvenimenti. – prosegue la nota -Da una parte ci furono gli aggressori nazisti e fascisti che, dopo un ventennio di oppressione e snazionalizzazione della comunità slovena, scatenarono una guerra di invasione che causò milioni di morti, la distruzione di paesi sloveni e croati e la deportazione di migliaia di antifascisti nei luoghi di detenzione come Rab, dall’altra ci fu chi si schierò in un fronte ampio come l’OF, dove combatterono non solo comunisti, ma tutti coloro che si opponevano all’occupazione e allo smembramento del loro territorio”.
Il testo continua: “Equiparare la morte di due giovani donne senza fare cenno alle diverse motivazioni che le spinsero ad agire e senza un’adeguata condanna del fascismo significa vederle solo come vittime, tralasciando le opposte motivazioni che le animarono. È dunque solo a partire da una condanna del regime fascista che è possibile discutere dei drammi che la guerra arrecò a italiani, sloveni e croati e arrivare così a respingere ogni nazionalismo, ogni discriminazione, ogni guerra”.
Il comunicato si conclude quindi con le parole: “Che la città abbia bisogno di guardare in modo critico al suo passato è un obiettivo da perseguire con decisione, ma questo è un lavoro - da noi da tempo auspicato - che impegna gli storici per evitare strumentalizzazioni e propaganda”.
Davide Fifaco