La storia e i fatti del confine orientale raccontati con uno spirito nuovo, positivo, attraverso una storia d’amore e di riconciliazione: è la chiave utilizzata da Umberto Zuballi (ex presidente del Tar del Friuli Venezia Giulia, con padre capodistriano e, dopo una breve parentesi a Varese, cresciuto nel capoluogo giuliano), nel libro “Tra due fiamme”, presentato a Palazzo Gopcevich, a Trieste.
Testimonial d’eccezione, accanto al Console generale della Repubblica di Slovenia, Gregor Šuc, i sindaci di Trieste, Roberto Dipiazza, e di Gorizia, Rodolfo Ziberna, tutti concordi nel sottolineare come la storia, gradevole e appassionata, sia il modo giusto per affrontare i dolorosi fatti del dopoguerra.
Il libro racconta di due giovani, una ragazza istriana abitante al Villaggio del pescatore e un funzionario sloveno della Comunità europea che, senza conoscersi, indagano sulle vicende dei rispettivi nonni, uno soldato italiano e l'altro partigiano jugoslavo, che avevano combattuto uno contro l’altro sul Carso goriziano. I due finiranno per incontrarsi e accettare il passato, innamorandosi.
Una storia che rientra, ha detto Dipiazza, nel percorso che anche Trieste ha imboccato e seguito anni fa, passando da momenti decisivi come la traduzione dei suoi interventi in sloveno, il concerto dei tre presidenti, e l’omaggio di Pahor e Mattarella ai luoghi della Memoria.
Ziberna ha sottolineato come la contaminazione che contraddistingue queste terre sia una ricchezza. Questo, ha aggiunto, “è un libro appassionante e scorrevole, che, senza mai annoiare, attraverso la vita di due persone, ti porta per mano attraverso la storia”.
Per Šuc, “Tra due fiamme” è un esempio di come si debba ricordare, camminando sempre sulla linea europea della tolleranza e della condivisione.
Anche per lo stesso autore, Umberto Zuballi, si tratta di un modo per ricordare, ma guardando avanti, come devono fare, ha detto, le giovani generazioni. “Penso che i tempi siano maturi non per dimenticare la storia, nemmeno le sue parti più brutte, ma anche per superarla, perché se non superiamo la storia finiamo come in certi paesi, in cui si costruiscono odi che poi si perpetuano di generazione in generazione. Non vogliamo questo, e credo che siano maturi i tempi in queste terre per volere qualcosa di più e di diverso”.
“Non dimentichiamo il passato – ha aggiunto - ma lo superiamo, andiamo oltre: ecco, questa è la mia idea. Basta solo veder parlare i giovani sloveni, italiani e croati per capire che queste cose sono già, nel loro animo, superate. Ci sarà sempre qualche cavernicolo con la clava, da una parte e dall'altra, ma io dico: dimentichiamoli, accantoniamoli, questa è la mia idea”.
Alessandro Martegani