
Da bambino, in passato, c'è stato sicuramente chi si è appassionato al calcio grazie ad Omar Sivori, alle magie di Gianni Rivera; più recentemente chi ha amato i dribbling di Roberto Baggio e Maradona, fino alle veloci azioni di Ronaldo prima ed attualmente di Messi e Mbappé.
Ma c'è anche chi ha scoperto il calcio andando a vedere la squadra del proprio rione, il Ponziana, all'epoca (parliamo degli anni '70) in serie C. È questo il caso di Bruno Gasperutti, prima giocatore e allenatore, ora opinionista, che nel libro "Trieste le partite della Storia" curato dal giornalista Massimo Umek, racconta le più importanti sfide calcistiche dal 1919 al 2024 della Triestina e dei dilettanti locali.
Ecco cosa ci racconta Gasperutti:
"Trieste è sempre stata una città molto sportiva, quindi ha attecchito subito il nuovo sport, infatti già ai primi del '900 ha preso subito piede il calcio, perché è uno sport che si faceva facilmente, bastavano un pallone ed uno spiazzo per giocare. Io sono di origini istriane, sono nato a Trieste, ma i miei genitori sono istriani. Mio papà giocava col Capodistria, per esempio. Mio zio giocava col Grion di Pola, ha giocato in serie B con Pola. Vengo quindi da una famiglia sportiva e Trieste incarna questo, è sempre stata una città all'avanguardia nello sport. Inoltre, io ho seguito e continuo anche a seguire lo sport dell'Istria, perché rimane un certo legame affettivo con questa terra, per cui osservo le vicende del Koper e del Tabor di Sesana. Contro il Tabor, quando ero un calciatore, ci ho giocato parecchie volte, quando ero in forza al Breg di San Dorligo. Andavamo, per così dire, in trasferta a Sesana! A Capodistria, anche nello stadio Bonifika, ci ho giocato con le squadre dei veterani, una trentina di anni fa, quando nella struttura c'erano comunque già delle belle tribune. Me lo ricordo proprio come uno stadio ben realizzato già all'epoca. E poi ho questo ricordo di mio padre che giocava con l'Aurora di Capodistria".

Il calcio odierno invece, come lo vede? Lei è innamorato del calcio che fu.
"Sì, diciamo che in questo senso sono un po' nostalgico perché io sono un amante del bello ed oggi non amo il contorno del calcio, come quel genere di tifo esasperato che vedo negli stadi da parte dei tifosi. Io mi reputo uno sportivo, cioè io tifo per la mia squadra, però se l'altra gioca meglio secondo me, lo riconosco. Dico sempre, io so vincere e so perdere. Invece adesso è un po' tutto esasperato. Ecco, questo è un aspetto del calcio che non mi piace. Non mi piace il business del calcio, io sono un amante, per esempio, delle tradizioni. Se la mia squadra ha la maglia rossa, deve giocare in maglia rossa. Recentemente ha giocato la mia Triestina, ma con la maglia nera. Ma perché devono giocare con la maglia nera?
Mi rispondono 'è business'. Ma business cosa vuol dire? Io ho la bandiera rossa con l'alabarda, perché devo giocare in nero se gli avversari sono in azzurro? Ecco, queste sono delle tradizioni che non accetto. Poi non mi piacciano i giocatori che sono come delle ballerine di avanspettacolo. Il calcio è uno sport, io devo avere una maglietta, un paio di pantaloncini e fare uno sport. Questi invece pensano all'aspetto, ai capelli rosa, alle giarrettiere per tirare su i calzettoni, ai calzettoni coi buchi… Non mi piace. Io sono tradizionalista, ho giocato tutta la vita a calcio ed il calcio è uno sport, non è cinema".
Un'ultima curiosità. Parlando di attualità, come vede questa stagione della Triestina? Riuscirà a mantenere la categoria?
"Penso di sì, perché è una squadra discreta che adesso ha trovato un allenatore, un assetto migliore di quello con cui ha cominciato il campionato, quando era una squadra proprio sbalestrata. Adesso è una squadra discreta. Siamo partiti molto in ritardo, però presumo, penso e spero che si salvino. Ecco, questo insomma è il minimo. Dico l'ultima battuta, spero che il Tabor venga su dalla serie B perché so che è là, che lotta per ritornare nella prima Lega".
Come già accennato, curatore di "Trieste le partite della Storia" è il giornalista Massimo Umek, una lunga esperienza fatta di anni di "esperienza sul campo" (da calcio), in cui ha raccontato e scritto di varie compagini di Trieste e provincia. Umek ci ha spiegato l'idea di questo libro, che parla di Triestina, ma soprattutto del calcio dilettantistico di Trieste. Il testo è strutturato però in una maniera tale che può interessare non solo gli appassionati di calcio, ma anche di aneddotica, perché in ogni “episodio” trattato racconta i fatti salienti di quell’anno.
"Sì, in pratica questo libro lo può acquistare anche chi magari non ne sa tanto di calcio o non ne prova grande interesse; è chiaro, si parla di calcio, si parla di tutte le stagioni dal 1919 al 2024 raccontando per ogni stagione le partite più significative sia della Triestina che del calcio locale, calcio triestino, calcio dilettantistico, però, per ogni stagione abbiamo questa rubrica che abbiamo chiamato “Dall'Italia e dal mondo”, nella quale raccontiamo tutto quanto accaduto a Trieste, in Italia e nel Mondo in quell'anno, stagione per stagione, anche non necessariamente di cose sportive, quindi di politica, di cronaca, invenzioni, curiosità. In pratica. abbiamo raccontato in pillole tutto quanto accaduto in Italia e nel mondo nell’arco di 105 anni".

Editore del libro è Diego Manna, della White Cocal press, casa editrice che dedica spazio anche al filone dello sport triestino, come ci racconta egli stesso:
"Diciamo che noi ci occupiamo soprattutto di Trieste, dialetto, cultura, ma anche lo sport fa parte della cultura della città e quindi già qualche anno fa abbiamo aperto proprio con Bruno Gasperutti e con Massimo Umek questo filone dedicato al calcio a Trieste".
Non solo calcio, avete dedicato un libro, anche alla pallanuoto.
"Sì, sì, 'Orchette in A1' di Riccardo Tosques, qualche anno fa che andava a celebrare questo risultato delle orchette, la squadra di pallanuoto femminile giuliana che raggiunge il massimo campionato nazionale.
Oggi gli autori ci hanno parlato del calcio dilettantistico, immagino che per lei che è un'amante di Trieste, del dialetto triestino, sentire che si è parlato di squadre come il Ponziana ed altre realtà rionali sia un valore aggiunto.
"Assolutamente. Nei due libri, perché sia ne “Il calcio a Trieste” che poi in questo dedicato proprio alla cronaca delle partite, si parla di squadre considerate, diciamo minori, che in realtà minori non sono, però proprio squadre rionali. Ecco, quindi, il calcio più umano, il calcio più vero, potremmo dire".
Quello che preferisce anche Bruno Gasperutti.
"Sì, assolutamente sì. Infatti, anche nelle cronache delle partite ci sono delle storie pazzesche. Le vicende migliori sono legate quasi sempre alle partite tra compagini rionali".
Davide Fifaco
