Organizzato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, l'incontro svoltosi in concomitanza con la Giornata Mondiale dell'Acqua ha voluto presentare l'importante collaborazione sul fronte della sostenibilità ecologica ed energetica tra l'Italia del Nord-Est, in primis ovviamente il Friuli-Venezia Giulia, e le confinanti realtà europee, come Slovenia, Croazia ed Austria, con un occhio di riguardo all'Istria.
Una condivisione di strategie ed idee innovative, uno scambio di opinioni ma soprattutto l'importante consapevolezza che dalla crisi ambientale si può uscire solo collaborando, questo il risultato principale del Memorandum siglato a Trieste.
Un passo importante come ci ha spiegato l'assessore all'ambiente ed energia della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro: "È molto importante perché per la prima volta regioni dell'Alto Adriatico come Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ma anche la Carinzia, con la Slovenia e l'Istria croata, hanno firmato un documento per condividere le politiche ambientali e dell'energia per i prossimi anni, quindi non è soltanto un meeting fine a se stesso, ma è anche un qualcosa che vuole programmarsi verso il futuro. I prossimi anni rifaremo questo incontro, faremo i compiti per casa, vedremo di copiare le buone pratiche e di condividere le politiche ambientali per i prossimi decenni, perché la politica non deve guardare soltanto alle elezioni successive, ma a lungo respiro andare a vedere quelle che saranno, appunto, le politiche dei prossimi decenni, per i nostri figli, nipoti. Non deve essere uno slogan ma una maniera di fare politica".
Giornata storica, a suo modo, che diventerà ancora più storica nel pomeriggio, quando verrà abbattuta l'ultima parte obsoleta dell'impianto della Ferriera di Servola.
"Impianto veramente storico, perché nel 1897 proprio in questa sala del Lloyd austriaco, come si chiamava all'epoca, poi divenuto Lloyd triestino, si misero le basi per il futuro industriale e portuale della città e del golfo, quella volta a servizio dell'Impero. Vennero quindi fondate oltre 120 anni fa le Industrie della Ferriera di Trieste, con a Lubiana la sede legale, a dimostrazione dell'internazionalità del nostro territorio. Dopo tanti anni, era una struttura obsoleta e non andava in accordo con lo sviluppo industriale, sostenibile, verde del nostro territorio ed anche lo stato d'animo dei cittadini, visto che erano tutti contrari. Ovviamente bisognava salvaguardare i posti di lavoro e quindi nel 2018, quando la Giunta Fedriga si insidiò ed io ebbi l'onere e l'onore di avere l'assessorato all'ambiente, iniziammo un confronto, più che uno scontro, con la proprietà, per andare a definire quella che è una transizione verde, una decarbonizzazione. Ovviamente l'inizio non fu facile, perché chi pochi anni prima venne chiamato dai governi precedenti ad investire, non fu felice di chiudere un'azienda. Noi grazie anche ai contributi del governo, grazie anche al pressing di Regione, Comune ed Autorità portuale, siamo riusciti a far sì che arrivassero dei finanziamenti importanti per cambiare un'industria impattante in un'industria pulita. Quindi in pochi mesi, nel 2019, riuscimmo ad avere uno scambio di lettere e pochi mesi dopo un accordo di programma per la chiusura dell'Area a caldo. Quasi un record a livello europeo considerati i tempi della burocrazia ed oggi abbiamo l'ultimo atto della demolizione, che non è il funerale di un'industria, ma è come l'araba fenice, che risorge dalle ceneri come industria verde, laminatoio e quant'altro. Inoltre, tutta quell'area resa disponibile verrà data alla logistica, con uno scambio di aree portuali e demaniali, pubbliche e private, e si farà logistica, anche in questo caso, pulita. Quindi sviluppo portuale e industria verde e soprattutto, era il comun denominatore, zero licenziamenti. Nessuna famiglia è rimasta senza reddito".
Davide Fifaco