Ancora una volta il vero significato della Festa del Lavoro passa in secondo piano a Trieste ed ancora una volta a causa delle bandiere dell'ex-Jugoslavia, che probabilmente sfileranno nonostante un’interrogazione in Consiglio comunale presentata da Forza Italia, che chiede dei provvedimenti per impedire appunto la presenza dei vessilli con la stella rossa.
Già nel 2016 il centrodestra propose una mozione per evitare la presenza di bandiere dell'ex Repubblica federativa, mozione bocciata dall'allora maggioranza di centrosinistra, con il risultato che la presenza di bandiere jugoslave fu ancora più massiccia.
Si replicò l'anno successivo, con il cambio di maggioranza al Comune e l'approvazione, in questo caso, di una mozione “ad hoc” che chiedeva al prefetto, al questore ed agli organizzatori della manifestazione di allontanare dal corteo chi avesse esposto bandiere con la stella rossa. Ma non ci furono azioni concrete, perché in Italia non esiste alcuna legge che vieti l'utilizzo di questi simboli.
Quest'anno molto probabilmente finirà allo stesso modo, ma intanto per i Sindacati e le opposizioni la mossa di Forza Italia è “solo un modo per distogliere l'attenzione dai 1.100 posti di lavoro a rischio a Trieste”. Il segretario provinciale della Cgil, Michele Piga, ha sottolineato che il Primo Maggio è la Festa del Lavoro e dei diritti sociali, mentre per quel che riguarda le bandiere, si tratta di una questione tutta triestina all'interno di una situazione irrisolta ed anziché ricucire gli strappi si fomentano le divisioni e non si parla dei posti di lavoro a rischio e del record di richieste per il reddito di cittadinanza, a testimonianza della presenza di un problema sociale. Posizioni condivise anche dal Partito Democratico, mentre il sindaco Roberto Dipiazza ha dichiarato che andrà a Rivolto a vedere le Frecce tricolori, per non dover assistere all’esposizione di bandiere jugoslave in Piazza Unità.
Intanto l'Unione degli Istriani, sulla propria pagina Facebook, annuncia che domani saranno esposte "le solite bandiere “jugostellate”, le medesime che esattamente lo stesso giorno del 1945 entrarono a Trieste e Gorizia per occuparle, dando avvio alla sanguinosa "quarantena titina" durante la quale migliaia di italiani sparirono nelle Foibe.
Davide Fifaco