Borut Pahor, Roberto Di Lenarda e Sergio Mattarella (Foto: Quirinale)
Borut Pahor, Roberto Di Lenarda e Sergio Mattarella (Foto: Quirinale)

A quattro anni dalla storica stretta di mano di fronte ai luoghi della memoria, Borut Pahor e Sergio Mattarella si sono ritrovati a Trieste, per ricevere un segno tangibile del loro contributo alla pacificazione e alla collaborazione fra Italia e Slovenia.
In occasione dei 100 anni dell’Università di Trieste, l’ateneo ha conferito ai due uomini di Stato una laurea honoris causa in giurisprudenza, per aver saputo, dice la motivazione, contribuire a trasformare “la frontiera adriatica da territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di dialogo, di cooperazione e di amicizia”.
Protetto da uno strettissimo servizio di sicurezza Sergio Mattarella è arrivato all’ateneo triestino, all'interno del quale, per precisa volontà dell'organizzazione, le lezioni sono continuate regolarmente e, dopo i saluti con la autorità locali e con il rettore Roberto di Lenarda, ha preso posto accanto al collega e amico Borut Pahor.

Foto: Quirinale
Foto: Quirinale

Gli interventi sono stati aperti dal saluto del Rettore, che ha sottolineato come la laurea honoris causa sia stata assegnata a due persone che hanno contribuito alla difesa dei valori democratici, alla promozione della pace e alla cooperazione fra i popoli. Di Lenarda ha anche parlato dei conflitti in corso, affermando che l'Università ha “la responsabilità di sostenere la fine immediata del massacro nella striscia di Gaza, ma non meno di condannare l'ignobile attacco di Hamas del 7 ottobre scorso”.
Dopo la laudazio dei professori Davide Rossi e Fabio Spitalieri, dedicata al passato e al futuro dei rapporti fra le comunità lungo il confine e più in generale in Europa, è stato il momento del conferimento, mentre sugli schermi dell’aula magna appariva la foto della stretta di mano di quattro anni fa fra due presidenti, che hanno indossato la toga e ricevuto la laurea.

Presidente Mattarella, ho avuto fiducia in te nei momenti più difficili, ci siamo aiutati a vicenda e insieme abbiamo vinto. Grazie a te ho cominciato a credere che persino in politica ci sia posto per la vera amicizia".

Borut Pahor

Nella successiva Lectio magistralis, Pahor ha puntano molto sui rapporti di stima e amicizia con Mattarella, che hanno porto a un risultato storico: “Presidente, caro amico Sergio Mattarella - ha detto concludendo in italiano il suo intervento - si dice che in politica non c'è spazio per l'amicizia, ma non è vero. Tu sei un grande statista e un mio grande amico. Ho avuto fiducia in te nei momenti più difficili, ci siamo aiutati a vicenda e insieme abbiamo vinto. Grazie a te ho cominciato a credere che persino in politica ci sia posto per la vera amicizia e mi auguro che nel nostro mondo l'amicizia riesca a prevalere sul risentimento e l'odio”.

Foto: Quirinale
Foto: Quirinale

Pahor ha anche ricordato il percorso e la volontà di collaborazione fra i due paesi, che hanno portato alla restituzione del Narodni don e alla stretta di mano di fronte ai luoghi della memoria, “un atto – ha detto - che non era dovuto anzi, era addirittura rischioso, perché andava contro pregiudizi radicati”, ma riconoscere reciprocamente lo storico dolore di entrambe le parti, ha confermato che pacificazione e riconciliazione sono possibili, solo attraverso l'eterna ricerca della verità.
Anche Mattarella ha sottolineando il valore dell’attività di Pahor per la convivenza e la pace, ricordando come Italia e Slovenia ora condividano “la consapevolezza che la comune adesione e appartenenza alla casa europea e ai valori euro-atlantici rappresentano quell’elemento identitario che rafforza nei nostri Paesi lo sguardo verso il futuro”.

Con il Presidente Pahor abbiamo voluto testimoniare che ciò che ci unisce oggi è più forte di ciò che ci ha separato in passato e che, insieme, sappiamo commemorare le vittime di quegli anni sanguinosi".

Sergio Mattarella

La riconciliazione con la storia – ha aggiunto - non ci libera dal dovere di conoscerla e di ricordare, come Borut Pahor ha più volte sottolineato. Non conduce a letture di comodo del passato né relativizza le responsabilità, ma ci consente di coltivare sentimenti di rispetto per le sofferenze di ciascuno, in luogo di nutrire rancore e contrapposizione”. Mattarella ha ricordato che il percorso di riconciliazione era iniziato con la Dichiarazione congiunta del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, del Presidente della Repubblica di

Slovenia, Danilo Türk, del Presidente della Repubblica di Croazia, Ivo Josipović, che espresse “la ferma volontà di far prevalere quel che oggi ci unisce su quel che ci ha dolorosamente diviso in un tormentato periodo storico, segnato da guerre tra Stati ed etnie”. “Dieci anni dopo, con la visita congiunta alla foiba di Basovizza e al monumento ai fucilati del Tigr, con il Presidente Pahor abbiamo voluto testimoniare che ciò che ci unisce oggi è più forte di ciò che ci ha separato in passato e che, insieme, sappiamo commemorare le vittime di quegli anni sanguinosi”.

Foto: Quirinale
Foto: Quirinale

Mattarella ha anche approvato la scelta di Pahor “di continuare il suo impegno personale per i Balcani Occidentali e a favore del processo per una indispensabile e veloce integrazione europea dell’intera regione”.
La cerimonia si è chiusa con l’inno alla gioia, dopo il quale Mattarella ha lasciato l’ateneo diretto in Prefettura.

Tornando alla cerimonia, non è mancato un piccolo fuori programma, con uno studente che, durante il discorso di Mattarella, ha alzato la mano. Non si trattava però di un gesto politico: lo studente, di origini ucraine, voleva, ha poi raccontato, solo ringraziare i Presidenti per il sostegno al suo paese. Dopo la cerimonia il giovane, che è anche un rappresentante degli studenti, ha parlato anche con il Rettore, che ha assicurato che avrebbe riferito il messaggio ai due Presidenti.

Foto: Università di Trieste
Foto: Università di Trieste

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L'intervento di Mattarella ha anche avviato un dibattito sulla libertà di pensiero nelle università. Il Capo dello Stato aveva ricordato le iniziative di cooperazione dell’Università di Trieste con le omologhe università slovene. “Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli Stati: se si recide questo collegamento, - ha detto - questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica, del dissenso. Si aiuta il potere, quello peggiore, che ha sempre cercato di tenere isolate le università del proprio Paese, di impedirne il collegamento con quelle oltre confine”.

Foto: Università di Trieste
Foto: Università di Trieste

Le sue parole sono state apprezzate dal rettore Di Lenarda, soddsfatto per lo svolgimento della cerimonia: “Avere qua il presidente Mattarella e il già presidente Pahor - ha ricordato - non è ovviamente una cosa di tutti i giorni, ha detto, soprattutto a quattro anni di distanza dalla storica stretta di mano per un conferimento di una laurea che, ho visto, ha reso particolarmente felici anche i due presidenti; ho colto la loro grande soddisfazione di avere un momento per rivivere insieme quei momenti, per dare un messaggio che credo sia emerso con chiarezza, un messaggio di pace e di prospettiva per il futuro”. “Mattarella – ha poi aggiunto – ha detto esattamente, ma non avevo dubbi, quello che speravamo potesse dire, perché l'università è ricerca, l'università è condivisione e l'università, come ho detto anch’io, deve creare ponti. È sbagliato chiudere i rapporti anche con gli altri enti scientifici, anzi, dobbiamo supportarli, perché spesso ci dimentichiamo che nelle società in cui la libertà non è così diffusa, i germi più vividi che tengono viva la speranza sono proprio le università, Chiudersi vuol dire metterle in difficoltà e non è questo l’obiettivo che abbiamo”.

Anna Maria Bernini con Sergio Mattarella (Foto: Università di Trieste)
Anna Maria Bernini con Sergio Mattarella (Foto: Università di Trieste)

Anche la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha sottolineato le parole del Presidente. “Senza dubbio le università devono essere libere: noi crediamo moltissimo nella libertà, libertà di manifestazione di qualsiasi forma di pensiero, anche il più radicale, anche il più lontano dal mainstream, l’importante, ed è l'unico limite che si riconosce alla libertà, è che non trascenda nella violenza, anche verbale. Il presidente Mattarella ha ricordato anche che per essere ascoltati bisogna essere capaci di ascoltare: questa è la vera libertà”.

Alessandro Martegani