Passi di sera per via Torino a Trieste e ti imbatti nella cosiddetta "movida" del capoluogo giuliano. Giovani, in particolare, che giustamente si ritrovano per passare qualche ora in spensieratezza, tra qualche bicchiere di birra e magari un ottimo hamburger. Fai qualche passo, poche centinaia di metri e ti ritrovi nei pressi di Piazza Unità. L'età media si alza di poco, alla birra si preferisce un bicchiere di vino, dall'hamburger si passa ad un bel piatto di pesce, ma del resto siamo in quello che viene definito il "salotto buono" della città.
Ieri sera lungo questo tragitto, in Piazza Cavana a pochi metri dal sereno vociare degli avventori, c'era però qualcosa di diverso, qualcosa che, mentre passavi, ti colpiva. Dei telini termici stesi a terra, uno striscione con le parole "Io dormo con i migranti", alcuni cartelloni ed a terra una ventina di persone stese sulle coperte.
Un'iniziativa denominata “Dormire è resistere” (che si svolge ogni mercoledì sera in una piazza cittadina diversa), nata per sensibilizzare sulla questione dei migranti presenti nel capoluogo giuliano e costretti a dormire per le strade e le piazze triestine dopo la chiusura del Silos, dove, seppur in condizioni igieniche più che precarie, le persone trovavano almeno riparo dalle intemperie e dal freddo.
Sguardi incuriositi dei passanti su questo presidio; qualcuno accelerava il passo quando vedeva lo striscione ed i cartelloni e capiva che si trattasse di solidarietà verso i migranti, ma molte persone, invece, si sono fermate, per chiedere informazioni, per capire a cosa mira l'iniziativa o anche semplicemente per complimentarsi.
Nelle quattro ore in cui sono stato ad osservare l'interazione tra i manifestanti ed i passanti nessun momento di tensione, nonostante l'argomento immigrazione a Trieste, soprattutto sui social, scateni sempre commenti piuttosto feroci. Tanti sorrisi, qualche sguardo torvo, ma nessuno scontro d'opinione, nessuna discussione.
Tra le persone che hanno aderito all'iniziativa tanta trasversalità: giovani, studenti, liberi professionisti, qualche pensionato, chi è già impegnato nel volontariato, chi proviene da una formazione cattolica, chi dagli scout.
C'è anche chi arriva da Udine. "Noi veniamo dall'esperienza del centro Balducci di Zugliano" (associazione che offre un tetto ai migranti, profughi e rifugiati politici) mi spiegano e proseguono: "Abbiamo avuto la fortuna di conoscere don Pierluigi Di Piazza che si è sempre battuto per i diritti dei più deboli".
Dal quasi omonimo sindaco di Trieste, invece, ormai non ci si aspetta nemmeno più una soluzione per chi dorme, suo malgrado, sotto un tetto di stelle...
Davide Fifaco