Le indagini erano state riaperte all’inizio dell’anno e ora potrebbero essere giunte ad una svolta.
Nonostante gli attacchi siano cessati nel 2006, l’identità di Unabomber, il nome attribuito all’attentatore che, fra il 1996 e il 2006, ha seminato più di trenta ordigni in luoghi aperti al pubblico, come supermercati, spiagge, o chiese del triveneto, ferendo anche gravemente ignari cittadini e a volte anche bambini, è ancora un mistero.
Nel 2007 le indagini sembravano aver identificato il responsabile, Elvio Zornitta un ingegnere di Azzano Decimo su cui pesavano una serie di indizi, ma la prova più importante, un lamierino che faceva parte di un ordigno esploso su cui ci sarebbero state trovate le tracce di un paio di forbici di proprietà di Zornitta, fu invalidata da uno degli agenti che lavoravano sul caso. Zornitta fu assolto definitivamente nel 2014, e risarcito con 300 mila euro dallo Stato.
Fu un vero e proprio fallimento per la procura di Trieste che indagava sul caso e che ha deciso di riaprire le indagini puntando sul progresso delle tecnologie investigative, e la svolta sembra essere arrivata: nel nuovo fascicolo compaiono i nomi di 31 persone, undici sono gli indagati della precedente inchiesta, compreso Zornitta, e altri venti coinvolti ma non indagati.
Dagli esami, come riportano i quotidiani del gruppo Nem, sarebbero emerse tracce di DNA sui reperti trovati nelle zone degli attentati e sui resti degli ordigni, che potranno essere confrontate con il profilo genetico dei sospettati. I reperti si riferiscono agli attentati dal ‘94 al ‘96 e dal 2000 al 2006 nelle province di Pordenone, Udine, Treviso e Venezia.
SI tratta in ogni caso di un lavoro complesso, e proprio per questo i periti del Tribunale di Trieste hanno chiesto una proroga di due mesi per raccogliere più informazioni possibili entro l'udienza prevista per il mese di ottobre.
A riguardo Maurizio Paniz, legale di Elvo Zornitta, che aveva masso in luce nel corso del processo la manomissione della prova decisiva da parte di un agente, ha sottolineato di essere venuto a conoscenza dei nuovi sviluppi dai giornali e ha espresso dubbi sulla reale conservazione dei reperti “perché – ha spiegato - in questi anni le manipolazioni possono essere state molteplici e quindi non credo sia stata garantita la conservazione".
Alessandro Martegani