La mozione di solidarietà alla senatrice Liliana Segre alla fine è passata, all’unanimità, ma il Consiglio comunale di Trieste sembra aver perso un’altra occasione per dimostrare compattezza su un tema, quello delle l’antisemitismo e delle minacce alla senatrice a vita deportata ad Auschwitz all’età di 13 anni, che non dovrebbe vedere differenziazioni di parte o di colore politico.
Il testo della mozione manifestava solidarietà alla senatrice a vita, e proponeva di assegnarle la cittadinanza onoraria: un passo voluto dopo le polemiche avvenute a livello nazionale, con la decisione dei partiti di centro destra di astenersi in Senato sull’istituzione di una commissione straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo, e le minacce ricevute dalla senatrice 89 enne, che hanno anche spinto le forze dell’ordine ad assegnarle una scorta.
La mozione però a Trieste era partita con difficoltà, con la maggioranza di centro destra in Consiglio comunale che non aveva ritenuto necessaria l’urgenza per l’approvazione del testo, parlando poi di un vizio formale, e anche nella seduta successiva le forze politiche hanno marcato le differenze.
Un emendamento proposto dal leghista Everest Bertoli chiedeva infatti di riconoscere la cittadinanza anche “all'Unione delle comunità ebraiche, a tutti i sopravvissuti ai campi di concentramento e alla Brigata ebraica”. “Soggetti – aveva spiegato Bertoli - che vengono attaccati e fischiati da gruppi di estrema sinistra durante le manifestazioni del 25 aprile”, giornata della Resistenza in Italia.
Un emendamento sostenuto anche da Fratelli d'Italia e da Forza Italia, come spiega Alberto Polacco, Capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale: “Innanzitutto - dice - segno un dato politico che alla fine chiude tutta una serie di polemiche, vale a dire il voto unanime della mozione. Devo registrare però, anche con dispiacere, che il centro-sinistra in comune ha perso nuovamente l'occasione per evitare di strumentalizzare la vicenda".
"Mi riferisco ad un emendamento che abbiamo presentato in cui chiedevamo di allargare il conferimento della cittadinanza onoraria anche all'Unione delle comunità ebraiche, a tutti i sopravvissuti dei campi di sterminio e agli orrori del nazismo, nonché alla Brigata ebraica. Abbiamo pensato alla Brigata ebraica perché più volte abbiamo visto, soprattutto in occasione delle manifestazioni del 25 aprile, delle spiacevoli, ed io direi disgustose, contestazioni agli appartenenti alla Brigata ebraica: cito un caso per tutti, secondo me emblematico, rappresentato dal papà dell’allora sindaco di Milano Letizia Moratti, allontanato in sedia a rotelle dal corteo fra le proteste".
"Tutte queste cose - ha aggiunto - noi non le vogliamo vedere, e volevamo dare un segno unanime e corale di solidarietà e di vicinanza a tutto il mondo dell'ebraismo, che è parte integrante della nostra cultura, della nostra civiltà, della nostra nazione”.
“Si è persa una buona occasione, e, devo dire la verità, è emersa da parte dei proponenti anche una sottile volontà di strumentalizzare una vicenda, per far venir fuori degli ennesimi contrasti politici, che io, ricordo, avevo già respinto al mittente nella seduta precedente. Con il voto unanime abbiamo inteso dimostrare come da parte nostra non ci sia alcun retropensiero: spero non ci sia invece dalla parte opposta”.
Tanto è bastato in ogni caso per scatenare di nuovo lo scontro, con i partiti di centro sinistra che hanno accusato la maggioranza di voler depotenziare il valore simbolico della cittadinanza onoraria alla senatrice, come spiega Laura Famulari, consigliera comunale e segretaria provinciale del PD: “È stata montata una polemica che, per quanto mi riguarda, è stata uno spettacolo penoso, da fermare subito, anche perché è stato strumentalizzata per lanciare dagli attacchi al Partito Democratico proprio in relazione all’antisemitismo”.
“L'ho trovata una cosa veramente pessima, - ha aggiunto - perché la mozione era comunque limpida, aveva l'intenzione di unire il Consiglio comunale nella condanna a questa terribile forma di odio di cui la senatrice è diventata, purtroppo come sappiamo tutti, il simbolo attuale. Però questa mozione è stata vista fin dall'inizio con un certo fastidio, è stata negata l'urgenza, poi è stata convocata una commissione, e poi hanno proposto un emendamento che era fuorviante, perché, deve essere chiaro a tutti, il senso politico di quello che sta accadendo, che era contenuto nella mozione, rappresenta la situazione attuale in cui si è ritrovata la senatrice Segre, e questo nulla ha a che fare con le onorificenze per la Brigata ebraica e per la Comunità ebraica, che ci trova assolutamente concordi nel merito, però con una mozione in un testo separato, come io peraltro ho anche proposto. Si è voluto invece, con modi provocatori, tentare di rendere tutto torbido e indistinto, e questa è una cosa che noi condanniamo e che personalmente mi ha molto molto rattristato."
"Adesso – ha aggiunto - dovrà essere comunque seguito l’iter procedurale per riconoscimento della cittadinanza, e ci auguriamo che non solo possa essere riconosciuta personalmente alla senatrice, ma che possa venire anche in visita alla Risiera di Trieste”.
L’emendamento quindi non è passato, la mozione è alla fine stata comunque approvata all'unanimità, Liliana Segre è cittadina onoraria di Trieste, ma una giornata che poteva esser ricordata come un bel momento di unità del capoluogo giuliano contro l’antisemitismo, in una città che ha ospitato l’unico campo di sterminio italiano e che ha visto nascere le leggi razziali in Italia, sarà invece ricordata come un'altra “brutta pagina" per il Consiglio comunale di Trieste.
Alessandro Martegani