Ci sono voluti più di tre anni, ma da oggi nella piazza principale di Capodistria, quella su cui prospetta l'imponente mole della cattedrale, sotto la targa che riporta la denominazione ufficiale "Piazza Tito" ha fatto la sua ricomparsa la tabella con il vecchio nome, "Piazza del Duomo". Apparsa a qualcuno così disturbante, nel 2017, da aver resistito poche ore. Nessuna cerimonia, nessun intervento ufficiale questa mattina al momento della posa - poco dopo le otto - da parte degli addetti della Municipalizzata Marjetica sotto gli occhi vigili del presidente della Commissione comunale per la toponomastica, Damian Fischer. "L'emozione è viva e presente, così come è vivo il ricordo dell'episodio di tre anni fa", dichiara Fischer. Che spiega: "La questione è superata ormai da un po', ma solo oggi abbiamo materialmente sopperito a una mancanza rispetto alla prima fase del posizionamento delle tabelle. Non tornerei sugli argomenti che hanno portato alla sottrazione della targa, ciò che conta è che a fronte di un problema che si era presentato allora, siamo riusciti a convincere la popolazione - o almeno la gran parte di essa - della qualità del progetto, che vuole rendere visibili con delle indicazioni i nomi usati un tempo, nomi che sono patrimonio di tutti e non solo della popolazione italiana".
Insieme alla targa "Piazza del Duomo", stamane sono state apposte altre quindici tabelle con gli odonimi storici, in gran parte relativi alle brevi traverse del corso, calli, callette e calli chiuse della Calegaria da tempo prive di una titolazione ufficiale propria, la cui memoria è stata così recuperata.
Ad oggi il lavoro della Commissione per la toponomastica, che si è insediata nel 2015 ed è stata riconfermata nel 2019, ha portato al posizionamento, in due fasi, di circa quaranta targhe con gli antichi nomi di vie e piazze di Capodistria in vari punti del centro cittadino sulla scorta dello stradario del 1905, la cosiddetta "lista Martissa".
Ed è già stata avviata un'ulteriore estensione dell'iniziativa, destinata a coinvolgere anche le rive.
Ornella Rossetto