Dal 1825 ad oggi i suoi spazi sono stati utilizzati in diversi modi: magazzino del sale, sede di un glorioso circolo canottieri (da cui prende il nome), quindi nel dopoguerra deposito dello scalo portuale, mentre in anni recenti vi hanno trovato casa anche la Caritas diocesana e saltuariamente spettacoli e mostre. Ora il recupero, che trasformerà il Libertas, 1200 metri quadri di superficie lungo la circonvallazione Nord di Capodistria, in un Centro per le industrie creative. Un progetto incluso nella candidatura, poi sfumata, di Pirano e degli altri tre comuni costieri a Capitale europea della cultura 2025, e che Capodistria intende comunque portare avanti. L'idea è di riqualificare lo stabile per restituirlo alla città e farne una fucina di giovani artisti, un grande laboratorio cuturale, dotato di una sala da 700 posti e magari un piccolo cinema. Il Comune ha annunciato il progetto di massima per i prossimi mesi e l'avvio dei lavori al più tardi il prossimo anno, compatibilmente con le disponibilità di bilancio: per il recupero del magazzino Libertas, uno dei pochi risalenti non all'epoca veneziana ma costruito dagli austriaci per ampliare la produzione del sale, serviranno due milioni di euro. Da attingere - ha spiegato il sindaco Aleš Bržan - a finanziamenti europei a fondo perduto e statali. Costi che andranno a sommarsi ai 414 mila euro già spesi dall'amministrazione comunale per rientrare in possesso della proprietà dell'immobile, ceduto dieci anni fa per la stessa cifra all'impresa di costruzioni Grafist. Testimonianza viva di un'attività tradizionale un tempo fiorente a Capodistria e oggi scomparsa, il Libertas è iscritto nel Registro del patrimonio culturale cittadino e sottoposto a disposizioni di tutela, il futuro recupero dovrà quindi essere condotto nel rispetto dei suoi caratteri storici e architettonici.
Ornella Rossetto