È passato un secolo da quando gli squadristi assaltarono la Camera del lavoro di Dignano. Al suo interno c'erano un centinaio di persone. Erano tra le 17.00 e 17.30 del 16 gennaio 1920, tre persone vi persero la vita, le prime vittime dell'aggressione fascista in Istria.
I dignanesi, come tanti istriani all'epoca, venivano deportati nei campi di concentramento, come ad esempio in quello di Wagna. Quelli che ritornarono vivi a Dignano, trovarono la cittadina devastata, ha spiegato Paola Delton del Centro di ricerche storiche di Rovigno, che a Palazzo Bradamante, sede della Comunità degli Italiani, ha parlato di Dignano nel primo dopoguerra nella Relazione del Commissario straordinario, Armando Sechi Pinna. Ci sono stati altri due interventi, per la precisione di Milan Radošević, sulle cause, fasi e conseguenze dell'assalto, nonché di Marin Pekica su Dignano all'inizio del ventesimo secolo. I partecipanti alla tavola rotonda sono stati salutati dal presidente della Comunità, Livio Belci, per il quale i fatti storici rievocati devono avere un posto di rilievo nella formazione dei giovani del territorio. Prima della tavola rotonda, sul cippo che ricorda l'avvenimento nel nucleo storico della località, erano state deposte corone di fiori.
Valmer Cusma