Le radici per la nascita del genere da noi, si apprende, affondano anche nelle istituzioni della comunità nazionale italiana. Il Circolo italiano di cultura di Pirano, oltre a quello di Capodistria, sono state le prime venue a ospitare i concerti dei gruppi emergenti. Casa Tartini, sede della prima discoteca della regione, ha visto esibirsi parecchi gruppi beat che hanno portato sul palco un suono nuovo intrecciando melodie locali con i nuovi ritmi del rhythm and blues.
Tra poster, cimeli vari, dischi, musicassette e altro, è possibile fare un tuffo nel passato. Chi il periodo lo ha vissuto sarà preso dalla nostalgia dei primi ritmi di rock psichedelico dei Faraoni, per esempio, mentre le generazioni più giovani, scoprono gli albori del rock istriano. Ci sono, tra i tanti, la new wave della formazione Deseti brat, l’indie rock degli Idiogen, il grunge degli Spirits o il metal dei Revolver.
Curata da Vesna Pajić e realizzata dal Comune città di Capodistria con il supporto di Muzikobala, RTV di Slovenia, Archivio sloveno cinematografico, Centro cinematografico sloveno e Primorske Novice, è stata creata dalla gente del territorio, hanno contribuito Andrea Flego, Fulvio Lacovich, Mario Steffé, Marko Vivoda, Mef a molti altri che sono stati protagonisti o appassionati.
A una mostra che vede protagonista la musica non può mancare qualche esibizione dal vivo, specie dopo due anni di fermo, perciò, oltre al concerto inaugurale dei Karamela, ce ne saranno altri, compresa qualche proiezione.
Rock Istria 1965-2000 rimane aperta al Libertas fino al 2 maggio da mercoledì a sabato tra le 17 e le 20 e l’ingresso è libero.