Al prestigioso concorso The New York International Competition, il Vergal frantoio e il Vergal leccino della Aminess di Cittanova, hanno guadagnato la medaglia d'oro. È questo solo l’ultimo successo degli extravergini istriani a livello internazionale. L’edizione 2023 di Flos Olei, considerata la più importante pubblicazione del settore a livello mondiale, include tra i 500 migliori oli di oliva ben 56 istriani. Marco Oreggia, curatore e editore dell’atlante, spiega la crescita qualitativa del settore: “In Istria molte cose sono cambiate; fino a 18 anni fa i fondi erano piccoli, si produceva per autoconsumo, non si facevano imbottigliamenti, non c’era la nobilitazione del prodotto; in poche parole, si produceva per sé e per i parenti. In questi anni molte cose sono cambiate. La quantità, anche grazie ai finanziamenti istituzionali, è aumentata ed è migliorata la parte tecnologica. Molti hanno acquistato i frantoi per trasformare le ori, si è iniziato ad imbottigliare e a pensare alla promozione, al miglioramento dell’immagine dell’azienda e soprattutto a canalizzare il prodotto, attraverso esportazioni in Europa e altre parti del mondo. Ciò significa che l’Istria è penetrata nel mercato con una qualità che è costantemente alta e questo vuol dire che la produzione è sana”.
Che cosa contraddistingue l’olio d’oliva istriano?
Oreggia: Diciamo che l’elemento caratterizzante sono le varietà autoctone. E qui parliamo naturalmente di bianchera istriana e di busa che grazie alla loro impronta aromatica rappresentano gli elementi distintivi. Naturalmente in questa che è terra di grande vocazione olivicola ci sono tante varietà italiane quali leccino, frantoio che danno ottimi oli ma direi che sono quelli autoctoni a renderla oltremodo visibile e apprezzata.
Come sono valutati gli oli per Flos Olei?
Oreggia: In realtà è un lungo lavoro. Abbiamo un panel d’assaggio che inizia a metà marzo e termina a metà giugno. Riceviamo all’incirca mille campioni annuali e sono tantissimi. Ne assaggiamo una ventina a sessione assieme a esperti iscritti agli albi ufficiali della comunità europea. Da lì escono le migliori 500 aziende alle quali accreditiamo un punteggio che non è legato solo all’olio d’oliva ma anche alla filiera produttiva. Quello che noi cerchiamo di segnalare sono i 500 imprenditori che fanno qualità organolettica attraverso la produzione dell’olio. Quindi ci interessa se hanno le piante, il frantoio, la qualità, il rapporto qualità - prezzo. E poi ancora se si tratta di oli biologici, biodinamici se sono denocciolati, mono varietali o blend. Ci sono dunque una serie di valutazioni che comprendono una trentina di paletti che ci portano alla selezione e all’assegnazione dei punteggi.
Su 500 extravergini, quest’anno ben 56 provengono dall’Istria. Un’ottima percentuale.
Oreggia: L’Istria è presente da 16 o 17 anni. È cominciata prima con la presenza di due, tre aziende e poi i numeri sono cresciuti. Abbiamo avuto picchi con una settantina di oli presenti nella guida. Ovviamente dipende dagli anni, dalle condizioni ambientali, da quanti campioni riceviamo; però l’Istria ha sempre un livello molto alto e quasi ogni anno è riuscita a mettere un premiato nella “The best 20”, a dimostrazione che c’è grande professionalità e serietà produttiva.
Le preme ricordare che il settore dell’olivicoltura ha dinanzi però molte sfide.
Oreggia: Da tecnico e assaggiatore mi piace parlare della guida, ma da agronomo mi piace consigliare. Purtroppo, dinanzi a noi abbiamo tanti cambiamenti relazionati al clima e questo sicuramente metterà un po’ di apprensione e di fatica alle produzioni. Quindi è un bene prepararsi subito e cominciare ad affrontare il problema affinché le istituzioni capiscano che ci sarà bisogno di sostegno economico per le aziende sia nelle riconversioni di impatto ambientale che di sostenibilità produttiva. Quindi è bene cominciare a parlare delle difficoltà idriche, dei cambiamenti climatici, del caldo perché purtroppo il ruolo delle temperature, sia nella parte agronomica che in quella tecnologica, hanno un impatto molto violento se non gestite. Perciò ci sarà bisogno di pensare all’irrigazione, di pensare a recuperare le acque, ad avere tecnologie di raffreddamento per le olive o per le paste di olive poiché per fare olio ad alto livello bisogna lavorare in un certo modo
Un’ultima domanda, qualche particolare sugli oli sloveni?
Oreggia: Negli ultimi quattro, cinque anni abbiamo un ottimo rapporto con l'ente promozionale sloveno che supporta il cammino di avvicinamento a Flos Olei e sono 12 o 14 le aziende presenti in guida. Anche qui il livello è molto alto. Non sono grandi realtà per volumi quantitativi, però la qualità è eccellente. Secondo me, tutto questo quadrante lavora seriamente. L’olivicoltura è molto viscerale ed è sentita proprio come tradizione storica perché la pianta d’olivo poi crea questo attaccamento alla terra. Io stesso nonostante siano venticinque anni che faccio questo lavoro ancora mi appassiono a girare in mezzo agli olivi; figuriamoci chi produce!
Lionella Pausin Acquavita