La quetione del rigassificatore è tornata di attualità con lo scoppio della guerra in Ucraina e il rischio che il gas russo non sia più disponibile. Per ridurre la dipendenza energetica da Mosca il premier Janez Janša e il ministro delle infrastrutture Jernej Vrtovec giorni fa avevano sottolineato la necessità di differenziare le forniture e di diventare più autonomi, rispolverando così l'idea del rigassificatore a Capodistria. Immediata è stata la reazione delle comunità locali, dei sindaci e deputati istriani che si sono detti nettamente contrari all'ipotesi ricordando come il terminal gas fosse già stato bocciato anni fa, che arrecherebbe danni all'ambiente e al turismo locali.
Adesso anche il coordinamento dei sindaci costieri, formalmente, ha detto NO ai rigassificatori. Il sindaco di Capodistria Aleš Bržan è convinto che si possano trovare fonti alternative per garantire la stabilità energetica della Slovenia. Siamo pronti ad aiutare, ma non con il terminal gas nel nostro mare, qui non può venir collocato, ha sottolineato il primo cittadino. I sindaci non hanno preso in cosiderazione l'idea di chiedere spiegazioni e delucidazioni al Governo, è una questione chiusa anni fa e la nostra posizione in merito è molto chiara e non è cambiata, ancora Bržan. Tra gli altri temi in agendo del Coordinamento dei sindaci anche la crisi ucraina e l'accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. Cercheremo di aiutare e agire in maniera compatta, come una comunità, ha sottolineato ancora il sindaco capodistriano, che ha ribadito che il piano verrà attuato non appena lo stato fornirà tutte le indicazioni operative sull'accoglienza dei cittadini ucraini a livello locale. (ld)