Nei due sopralluoghi fatti, uno alla mattina e l’altro nelle prime ore pomeridiane a Rakitovec, Podgorje e Sočerga - le tre località interessate dai provvedimenti - non abbiamo incontrato macchine della polizia e nessuna particolare forma di ispezione. Transito quasi inesistente ai primi due mentre a quello maggiore di Požane-Sočerga, qualche camper austriaco o tedesco e automobili generalmente con targhe locali: Pola e Capodistria. Difficile trovare interlocutori anche perché il punto di controllo, sia da parte slovena che croata, è distante dagli abitati. Un giovane alla guida di un trattore, conferma che da ieri nulla è cambiato. “Non ci sono particolari controlli, chissà forse nei prossimi giorni ci saranno, ma tanto non servono a niente perché sono altre le rotte, le vie percorse dai clandestini”, ci dice e alla domanda su eventuali pattugliamenti della polizia nei boschi circostanti afferma: “Sì, sì la polizia circola costantemente, soprattutto al calar della sera e di notte”.
Entrando in Croazia e verso Štrped c’è una piccola zona industriale, qualche fabbrica e impianto artigianale, ma dove nessuno sembra preoccuparsi delle novità . "Abbiamo penato tanto per abbattere questi confini, ora non voglio nemmeno pensare ad un eventuale ritorno allo status del 2022”, afferma un signore che si presenta come Ivan. Pure lui racconta che i passaggi illegali ci sono e spiega: “Più su, in collina, gli abitanti se li ritrovano nel cortile di casa”. Nei villaggi sparsi come perle sull’altipiano della Cicciaria però nessuno ha voglia di parlare. Non è diffidenza, ma forse una chiusura che deriva più, ci sembra di capire, dalla clemenza, pietà e solidarietà verso quei giovani che hanno attraversato mezzo mondo, e ora ti passano sotto casa, in transito verso una vita migliore. "Siamo testimoni involontari di un fenomeno che è più grande di noi e che investe tutta l’Europa, a volte abbiamo paura altre proviamo pietà, a volte ci arrabbiamo e altre vorremmo aiutare, dare una mano”, racconta Eda che dai pressi di Slum corre a recuperare i figli che sono a scuola a Pinguente e aggiunge: “Quello dei clandestini è un fenomeno preoccupante che però va risolto a Bruxelles; vede da quando la Croazia ha aderito a Schengen ci sono tantissimi stranieri che lavorano da noi, anche a Pinguente ci sono tanti giovani arrivati da diversi paesi asiatici, basta che lei faccia un giro nel cantiere della futura circonvallazione e vedrà quanti ce ne sono”.
Lionella Pausin Acquavita