“Il senso di questa iniziativa- spiega Clio Diabaté prima firmataria della petizione- è quello di sensibilizzare sia la cittadinanza sia coloro che saranno chiamati a votare questa modifica, che a nostro avviso viola pesantemente la sfera privata dei cittadini. Proprio per questo va bloccata e bocciata. Sicuramente la catalogazione, la “schedatura”, dei cittadini secondo la loro appartenenza etnica e religiosa sono delle pratiche antiche, anacronistiche, abbandonate da tempo e che ledono il principio della sfera privata dei cittadini. Recentemente anche il garante della privacy ha definito questa norma come inaccettabile. Noi ci siamo rivolti ai soggetti che saranno chiamati a votare questa legge. L’abbiamo mandata a tutti i gruppi parlamentari, al presidente della Camera di stato, al Governo ed anche alle Comunità autogestite della nazionalità e quindi alle istituzioni della minoranza italiana”.
“I firmatari di questa petizione sono cittadini consapevoli ed attivi, che seguono quello che avviene nel panorama politico nazionale. Provengono da diverse sfere della vita sociale. Sono accademici, professionisti, uomini di cultura, ma anche semplici cittadini che si sono uniti indipendentemente dalla loro appartenenza etnica, perché queste disposizioni vanno a colpire tutti noi e non solo gli appartenenti ad un gruppo o ad un altro”.
Tra i firmatari ci sono anche tanti appartenenti alla comunità nazionale autoctona.
“Noi membri di una minoranza (anche se il termine non mi piace), siamo abituati ad affrontare il tema della conta. Purtroppo, è un argomento che ci è abbastanza vicino, ma vediamo che adesso la cosa si estende anche agli altri cittadini che- dopo l’abbandono della domanda sull’appartenenza etnica al censimento - vedono per la prima volta avvicinarsi il pericolo di venir “schedati” per fede, madrelingua e nazionalità nell’ambito di una procedura amministrativa”.
Stefano Lusa