Si potrebbe definire mossa della disperazione quella intrapresa oggi dai cantierini di Scoglio Olivi che assieme al 3 maggio di Fiume forma il Gruppo Uljanik: giunti ormai allo stremo delle forze per non aver intascato lo stipendio da 7 mesi, a parte tre mensilità minime di 360 erogate dal governo, hanno iniziato un nuovo sciopero saldando due dei tre cancelli d'ingresso nello stabilimento. E ogni cancello viene sorvegliato a turno dai membri del comitato di sciopero per impedire che qualcuno entri. Questa volta l'accesso viene sbarrato anche ai cooperatori esterni incaricati di ultimare la costruzione della nave da crociere polari ''Scenic Eclipse'' commissionata dall'armatore australiano Scenic che li paga di tasca sua. La situazione dunque si sta facendo ulteriormente drammatica anche perchè si sperava che il pagamento dell'unità portasse qualche soldo in cassa. ''La saldatura dei cancelli'', così ai giornalisti il presidente del Sindacato adriatico Boris Cerovac, ''sta a simboleggiare la chiusura definitiva di Scoglio Olivi che noi vogliamo scongiurare a ogni costo''. Gli esponenti sindacali hanno lanciato pesanti accuse all'indirizzo del potere centrale. "Il governo ci ha vergognosamente abbandonati al nostro destino - hanno detto - e da mesi e mesi rimandano la decisione sul nostro futuro conoscendo perfettamente la proporzione della crisi". Dichiarazioni di fuoco con la connotazione di minacce da parte di Samir Hadžić, membro del Comitato di vigilanza aziendale. ''Solo che il governo si azzardi a decidere sul procedimento fallimentare - ha detto - e vedrà cosa succederà e come sono in grado di reagire i cantierini che non hanno più cosa mangiare''. Intanto continua l'esodo della manodopera alla ricerca di altre sistemazioni: secondo dati ufficiosi dall'inizio della crisi un anno fa, dagli scali di Fiume e Pola se ne sono andati 1.800 per cui il loro numero complessivo è sceso a 2740.
Valmer Cusma