In questi giorni in Slovenia si parla costantemente delle trattative per l’apertura del confine con la vicina Croazia per i cittadini sloveni che lì possiedono le seconde case e per il turismo, mentre il governo non ha per ora affrontato la problematica dei tanti cittadini sloveni che vivono da sempre nei paesi a ridosso del Dragogna passati dopo l’indipendenza alla Croazia, o di coloro che vivono sul Litorale ma hanno i parenti nell’Istria croata. Una situazione gravosa come ci racconta Elena Cendach che vive a Giurizzani ma la cui famiglia risiede a Sicciole.
“Praticamente io che risiedo a cinque chilometri dal confine non posso andare a trovare mia madre che abita a 2 chilometri dalla frontiera, perché se entro in Slovenia la polizia slovena mi dice di stare in quarantena per sette giorni, mentre quando torno in Croazia mi mettono in isolamento per quattordici giorni”, ci dice sconsolata la Cendach, che è solo una delle centinaia di persone che si ritrovano a vivere questa situazione dopo la chiusura dei confini a causa della pandemia.
Problemi di ordine familiare, ma anche pratico hanno portato la donna a dover affrontare per ben due volte la quarantena. Per la prima volta, infatti, la signora Cendach ha dovuto passare il confine agli inizi di marzo per andare a sbrigare incombenze burocratiche dopo aver perso l’impiego in Slovenia a causa dell’epidemia, ritrovandosi così chiusa in quarantena a casa sua in Croazia per due settimane. La stessa cosa che si è ripetuta in questi giorni, dopo che è dovuta venire a prendersi cura dell’anziana madre.
“Mia madre ha 88 anni e ha bisogno di cure”, ci racconta, “quindi quando sono a Sicciole è impossibile per me quando vado a trovarla rispettare l’isolamento perché devo andare a farle la spesa, andare dal medico e comprarle le medicine” . “È una situazione assurda”, conclude la Cendach, “e nelle mie condizioni ci sono tantissime persone da una e dall’altra parte del confine. Giustamente possono passare quelli che lavorano ma io chiederei alle autorità preposte di impegnarsi a trovare una soluzione anche questa questione e non puntare solo e sempre alla problematica del turismo”.
Barbara Costamagna