L'organizzazione sindacale costiera KS 90, in occasione del 1° maggio - festa internazionale dei lavoratori, ha tenuto un incontro durante il quale è stata esposta una valutazione sulle problematiche che affliggono i lavoratori in Slovenia, sia nel settore privato che in quello pubblico. Si è discusso dei diritti dei lavoratori, della precarietà, dello sfruttamento e dei salari minimi, senza trascurare il fatto che una distribuzione più equa del capitale, della ricchezza e dei profitti non sia ancora stata realizzata - e che la riforma salariale annunciata nel settore pubblico sia ancora lontana dal risolvere le difficoltà di una parte dei dipendenti.
Il presidente della Confederazione Sindacale Costiera, Damjan Volf, ha esordito sottolineando l'incremento della brutalità del sistema capitalista, il quale sta spingendo sempre più lavoratori al di sotto della soglia di povertà e verso l'emarginazione sociale, nonostante il tasso di disoccupazione sia ai minimi storici nel Paese. Volf ha evidenziato che ogni lavoratore dovrebbe poter vivere dignitosamente grazie al proprio lavoro in condizioni sicure, e che nessuno stipendio base dovrebbe essere inferiore al salario minimo garantito. Ha inoltre ribadito che il ruolo e il compito primario del sindacato sono rappresentare le categorie dei lavoratori nella difesa dei loro interessi all'interno dei luoghi di lavoro. L'impegno è rivolto a garantire parametri di retribuzione proporzionati e sufficienti, che costituiscano una solida garanzia affinché il lavoro sia dignitoso; condizioni che in Slovenia restano disattese, enfatizzando che recentemente anziché compiere un passo avanti si è fatto uno indietro. Volf si è poi soffermato sulla riforma pensionistica, per la quale il governo ieri ha accettato le linee guida e che presenterà al ripristinato Consiglio Economico-Sociale. La Confederazione Sindacale Costiera prevede di intavolare negoziati sulla soglia di età lavorativa e ritiene che 40 anni di contributi siano senza dubbio sufficienti per poter accedere alla pensione.
Infine, i sindacati segnalano la carenza di personale in numerosi settori, tra cui assistenza sanitaria, logistica, edilizia, istruzione e formazione, dovuta a salari troppo bassi e alle difficili condizioni di lavoro. La soluzione non consiste nell'importare manodopera straniera, che già rappresenta oltre il 15% della forza lavoro attiva nel Paese, ma nel garantire che il 70% dei lavoratori riceva stipendi consoni per il lavoro svolto anziché essere sottopagati, come attualmente avviene.
Corrado Cimador