Questa mattina al confine di stato di Dragogna ben due segretari di stato, sono stati impegnati a presentare gli interventi fatti per rendere più scorrevole il traffico al confine tra Slovenia e Croazia, dove durante il periodo estivo il numero di passaggi diventa copioso, creando disagi alla popolazione locale. Per qualche decina di migliaia di euro si è provveduto a riasfaltare qualche centinaio di metri del manto stradale e a rifare le righe bianche che delimitano le banchine del confine, togliendo solo alcuni segnali e strutture dell’era pre-Schengen.
Restano, però, in piedi la gran parte degli edifici che accoglievano i controlli di frontiera, che a detta dei due rappresentanti del Governo sono destinati a non essere rimossi, visto che lo stato sloveno ritiene necessario mantenerli alla luce di quelle che sono emergenze che potrebbero presentarsi in futuro, per le quali magari si dovranno reintrodurre i controlli confinari.
Niente di che, quindi, visto che il confine, visivamente, resta e il traffico pure. Anche su questo fronte le risposte sono state fumose. Il ministero delle infrastrutture, a detta del segretario di Stato Andrej Rajh, avrebbe dei progetti in cantiere per sviluppare la rete stradale da Capodistria a Dragogna ma le cose a quanto pare sono ancora lontane da qualsiasi tipo di realizzazione. Difficoltà, vere o presunte, sono state addotte anche per quanto riguarda la richiesta di togliere la vignetta per il tratto autostradale costiero al fine di non intasare le strade locali.
Intanto a tutti i presenti non è restato che mettersi in coda per rientrare verso Capodistria, attraversando uno spazio europeo ormai comune, dove però a differenza di venti anni fa le strutture di frontiera non vengono più abbattute tra il giubilo generale, ma restano minacciose a delimitare il territorio; perché non si sa mai che possano tornare utili.
Barbara Costamagna