Un video, in cui si vedrebbe un'imbarcazione con dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, mentre rimuovono una mina magnetica inesplosa dal fianco della petroliera giapponese, la Kokuka Courageous.
È questa la prova alla base delle accuse degli Stati uniti, che puntano decisamente il dito contro Teheran nell'indicare il responsabile degli attacchi alle due petroliere nel Golfo di Oman.
Le immagini, in bianco e nero, circolate sui media, secondo l'amministrazione americana, dimostrerebbero che gli iraniani, dopo l'esplosione di altri ordigni piazzati sulle navi, avrebbero cercato di rimuovere le prove del loro coinvolgimento nell'attacco.
La causa delle esplosioni, che hanno danneggiato le navi sulla linea di galleggiamento, in ogni caso non è chiara: poco dopo l'attacco si era parlato di un siluro, ma l'armatore della nave giapponese, pur ammettendo la presenza dell'imbarcazione iraniana, ha affermato che l'equipaggio, prima dell'esplosione, avrebbe visto "oggetti volanti", e che il danno sarebbe stato causato da "proiettili", escludendo quindi siano state delle mine piazzate da una barca a causare l'esplosione.
La tensione in ogni caso è altissima: l'Iran ha respinto "categoricamente" le accuse degli Stati Uniti. "La guerra economica degli Stati Uniti e il terrorismo contro il popolo iraniano, - ha fatto sapere la delegazione iraniana all'Onu - e la loro massiccia presenza militare nella regione, sono stati e continuano a essere le principali fonti di insicurezza e instabilità nel Golfo Persico".
Teheran, ha anche "espresso preoccupazione per gli incidenti ", chiedendo "alla comunità internazionale di essere all'altezza delle sue responsabilità nel prevenire le politiche e le pratiche sconsiderate e pericolose degli Stati Uniti e dei suoi alleati che - ha concluso - aumentano le tensioni nella regione".
Gli ultimi fatti hanno anche innescato il rialzo del prezzo del greggio sui mercati.
Alessandro Martegani