Foto: Reuters
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Sarebbero una decina i morti e 15 feriti il bilancio del bombardamento israeliano su una scuola di Jabalia, nel nord dell’enclave L'edificio era stato trasformato in un rifugio e secondo l'agenzia palestinese WAFA il raid dell'IDF aveva come obiettivo le tende in cui dormivano gli sfollati. Anche in Cisgiordania i combattimenti continuano e a perdere la vita nei pressi di Nablus anche un’'attivista statunitense di 26 anni di origine turca a causa da un colpo di arma da fuoco sparato dalle forze israeliane che l'ha colpita alla testa. La donna si chiamava Aysenur Ezgi e stava partecipando a una protesta contro gli insediamenti illegali di Beita. Poco dopo la notizia il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha deplorato la morte della cittadina e ha porto le condoglianze alla famiglia. La Casa Bianca in merito ha chiesto formalmente allo Stato ebraico di aprire un’inchiesta e indagare sull’accaduto. “Solo dopo intraprenderemo eventuali azioni” è stato detto. Nella parte occupata della Cisgiordania i militari hanno fatto sapere di voler andare avanti "fino al raggiungimento degli obiettivi". Lo ha riferito in una nota lo stesso esercito, smentendo quanto annunciato ieri dai media palestinesi che avevano parlato di un ritiro. Lo scorso 28 agosto, le forze israeliane avevano lanciato un'operazione militare su larga scala nelle zone di Jenin, Tulkarem e nel campo di Faraa, vicino a Tubas, nel nord, spiegando di voler combattere i gruppi armati palestinesi di questo territorio. L’ONU continua a riferire di una crisi umanitaria ormai “fuori controllo con un milione di persone senza cibo e servizi igienico-sanitari insufficienti. L'Organizzazione accusa Israele di aver aggravato la situazione con le evacuazioni forzate, costringendo alla chiusura di numerose cucine da campo e ostacolando la distribuzione degli aiuti.