È stato definito un forte atto di fiducia nei confronti dell’Unesco e del multilateralismo da parte della direttrice generale dell’Organizzazione, Audrey Azoulay, la quale ha informato personalmente i rappresentanti degli Stati membri della decisione di Washington. Gli Stati Uniti, a seguito dell’annuncio della loro intenzione di rientrare a far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, hanno anche reso noto il fatto che pagheranno i contributi arretrati per un totale di oltre 600 milioni di dollari. A tal proposito, infatti, fino al 2011 contribuivano al 22% del budget dell’Unesco, con circa 75 milioni di dollari.
Questo importante ritorno è stato voluto fortemente dal presidente Joe Biden sin dall’inizio del suo mandato, in particolar modo per evitare che la Cina dilagasse in settori dedicati alla regolamentazione delle nuove tecnologie. Ed è proprio questo il motivo principale che ha spinto Washington a prendere questa decisione, come ha spiegato il segretario di Stato Antony Blinken lo scorso marzo, quando ha sottolineato che l’assenza statunitense nell’agenzia dell’Onu lasciava troppo campo libero alla Cina su questioni come l’intelligenza artificiale. Pechino a riguardo ha fatto sapere che non si opporrà a questo ritorno, “l’Unesco ha bisogno che tutti i suoi Stati membri uniscano le loro forze per adempiere alle sue missioni” ha dichiarato l’ambasciatore cinese presso l’agenzia a Parigi. Ma un ritiro da parte degli Stati Uniti si era già verificato; infatti, il primo fu nel 1984 per quasi 20 anni, fino all’ottobre del 2003. Adesso la richiesta di Washington verrà presentata alla Conferenza generale degli Stati membri per arrivare all’approvazione finale.
B.Ž.