Il "boicottaggio diplomatico" contro le olimpiadi invernali in Cina è nell'aria negli Stati Uniti ormai dal mese scorso, ma sembra sempre più probabile che nei prossimi giorni possa diventare realtà. Nulla di drastico visto che si tratterebbe solo della mancata partecipazione dei rappresentanti ufficiali del governo all'evento e non come avvenne alle Olimpiadi di Mosca del 1970 dell'assenza totale della rappresentanza statunitense dalla manifestazione.
Il presidente Biden vorrebbe lanciare così un segnale, in risposta alla violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e a Hong Kong e alle pressioni militari cinesi su Taiwan. Un'iniziativa che è stata oggetto di discussione da parte del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, da cui non è ancora giunta una conferma ufficiale.
La Cina ha prontamente esortato i gruppi imprenditoriali statunitensi “a far sentire la propria voce” a beneficio di Pechino, dopo l'annuncio di questa ipotesi. Il viceministro degli Esteri cinese responsabile degli affari statunitensi, Xie Feng, ha chiesto alle imprese di spingere per la tutela dei rapporti commerciali tra i due paesi, precisando che nel caso di un loro deterioramento “la comunità imprenditoriale non avrebbe potuto aspettarsi di fare soldi rimanendo in silenzio”.
"Le Olimpiadi Invernali non sono un palcoscenico per spettacoli politici e manipolazione politica", ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, e la manipolazione politica dell'evento è "una grave contaminazione dello spirito olimpico, una pura provocazione politica e una grave offesa per 1,4 miliardi di cinesi". L'invito agli Stati Uniti è di astenersi dal politicizzare lo sport, avvertendo che se continueranno ad andare per la loro strada "la Cina adotterà sicuramente contromisure risolute".
Barbara Costamagna