La Slovenia non ha promesso nulla di più di quanto fatto finora; gli obblighi restano gli stessi. Parole del premier uscente Miro Cerar, al termine del vertice NATO, durante il quale il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiesto agli alleati, usando toni anche molto duri, maggiori spese militari, lamentando uno scarso impegno dei paesi europei. Siamo razionali e affidabili; promettiamo, cosi Cerar, quanto realmente siamo in grado di rispettare. Ha comunque ricordato che anche la Slovenia, come gli altri, si è impegnata a raggiungere l'obiettivo del 2 percento del PIL destinato alla difesa. A Bruxelles è stato fissato il termine del 2024 per avvicinarsi quanto più a questa quota. Otto paesi dovrebbero essere in grado di rispettarla già nell'anno in corso, 17 fino al 2024. Attualmente la Slovenia destina allo scopo l'uno percento del PIL e si piazza in coda. Cerar ha detto in proposito che negli ultimi quattro anni il paese è uscito dalla crisi e ha cominciato a stanziare più mezzi per l'ammodernamento delle forze armate; nell'ultimo anno, ad esempio, l'incremento è stato del 10 percento. La richiesta di Trump agli alleati di destinare il 4 per cento del loro Pil alla difesa comune, richiesta peraltro respinta, è stata giudicata da Cerar come una idea, niente di più. Sempre in riferimento all'intervento di Trump, ha rilevato che con le sue critiche ha voluto indubbiamente stimolare una discussione sugli obblighi finanziari dei singoli paesi; gli altri leader hanno però replicato che non si può parlare soltanto di aspetti finanziari per il funzionamento della NATO, trattandosi di una questione ben più complessa. Cerar ha voluto infine sottolineare il contributo della Slovenia alle missioni di pace in ambito NATO, ricordando in primo luogo Kosovo e Afganistan.