Sono trascorsi 40 anni da quando il Festival Magnus raccolse intorno a sé le persone che nella società jugoslava erano marginalizzate per le difficoltà di esprimere il proprio orientamento sessuale. Per questo all'interno di Magnus si decise di dare subito spazio alla settima arte, senza immaginare che il festival del film LGBT sarebbe diventato il più duraturo nel suo genere in Europa. E, nel panorama sloveno, il primo ad avere un respiro internazionale, come ha spiegato il direttore artistico, Brane Mozetič, che ha ripercorso le prime, pioneristiche tappe del festival. Iniziato con il sostegno di studenti e attivisti delle altre repubbliche della ex Jugoslavia, il festival ha vissuto momenti difficili, attacchi omofobi e aggressioni fisiche, che non di rado hanno trovato sponde nel populismo della politica che ha finito per polarizzare la percezione di un festival nato come piattaforma di dialogo. Nel salutare la partecipazione di Pirc Musar, Mozetič ha ricordato, non senza emozione, il rifiuto dell'allora presidente Kučan di patrocinare un evento che definì specifico e minoritario per la società slovena. La presidente ha invece salutato con sincera partecipazione il traguardo delle 40 candeline, tenendo un discorso istituzionale con grande partecipazione emotiva. Ha detto che non si tratta di un festival di nicchia, ma di un appuntamento che, molto semplicemente, realizza i dettami della Costituzione slovena, che garantisce pari diritti a tutti i cittadini, uguali nella diversità. Perché, ha detto ancora Pirc Musar parlando a braccio, solo la cultura del dialogo permette di superare pregiudizi e stereotipi, assicurando una pluralità di pensiero. Il festival, che si concluderà il 16 dicembre, prevede proiezioni anche a Ptuj. Idrija, Maribor, Trieste e Capodistria.
Valerio Fabbri