L’intera regione dei Balcani occidentali riveste un'importanza strategica per la Slovenia, che vuole ritagliarsi un ruolo attivo per contribuire alla stabilità e allo sviluppo non solo regionale, ma anche di tutta l’Unione europea. In quest'ottica va letta la nomina di un inviato per la regione, Anžej Frangeš, che ha fatto il suo debutto al Forum Strategico di Bled insieme alla ministra degli Esteri Tanja Fajon.
E sulle sponde del lago alpino sono intervenuti in panel separati i rappresentanti di tutti i paesi dei Balcani occidentali, che si sono confrontati sul percorso europeo e le relative problematiche. A dominare l'agenda del dibattito conclusivo del Forum sono stati il futuro europeo della Bosnia, sul quale Bruxelles dovrà prendere una decisione entro dicembre, e il dialogo Belgrado-Pristina, che nelle settimane scorse sembra aver trovato un percorso meno accidentato.
Fajon ha detto in modo esplicito alla stampa che per Lubiana la regione è importante non solo per il mantenimento della pace e della stabilità, ma anche per continuare l'espansione dell'Unione europea. In caso contrario l’euroscetticismo potrebbe prendere il largo, ha detto ancora Fajon, che ha voluto sottolineare la stretta collaborazione già avviata con il collega croato, Gordan Grlić Radman. È in programma, infatti, a Zagabria nei prossimi mesi la prima riunione tripartita dei ministri degli esteri di Slovenia, Croazia e Austria, per avviare un dialogo strutturato così come già accade a livello di capi di Stato.
Intenso anche il lavoro della Slovenia per la candidatura come membro non permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel biennio 2024-2025, motivo per il quale erano presenti a Bled sette rappresentanti di paesi asiatici e africani impegnati all'Onu. La Slovenia è in cerca dei voti mancanti, circa una quarantina, per raggiungere i 127 necessari a ottenere il seggio.
Valerio Fabbri