Il tema dell'allargamento dell'Unione ai Balcani doveva essere un po' il cavallo di battaglia della presidenza slovena, ma è scontato sin dall'inizio che il vertice di Brdo non sarà una pietra miliare del processo avviato chissà quando, forse a Zagabria nel 2000 o a Salonicco nel 2003, adesso questo è ufficialmente il terzo summit euro-balcanico, dopo quello di Sofia nel 2018 e quello virtuale di Zagabria un anno fa. Fatto sta che l'inclusione dei sei paesi interessati alcuni dei quali non hanno neanche lo status formale di candidati resta un buon proposito, però nessuno sa quando si potrà parlare di una svolta. Domani si farà un'analisi dei progressi economici della regione dopo la pandemia, interverranno anche i rappresentanti della Banca mondiale, del Fondo monetario ecc. Poi sarà affrontato il tema della stabilità e della sicurezza e così via. La Slovenia avrebbe voluto che l'Unione europea si impegnasse di integrare tutti e sei i paesi: Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia, Macedonia, Kosovo e Albania entro il 2030, ma durante i preparativi per il summit sarebbe emerso che fissare una data sarebbe stato irrealistico considerando che i paesi aspiranti hanno raggiunto ciascuno uno stadio molto diverso per quel che riguarda i criteri di adesione. Ma soprattutto il processo risente dei condizionamenti politici che rivelano per l'ennesima volta la sterilità della politica estera europea. Eclatante il caso della Macedonia costretta a cedere al ricatto della Grecia ma che lo stesso pur cambiando nome in Macedonia del Nord non ha potuto avviare il negoziato conclusivo con Bruxelles, adesso a bloccarla è la Bulgaria con richieste altrettanto assurde e riguardanti l’identità linguistica dei macedoni. E siccome la Bulgaria si prepara alle elezioni, bisogna aspettare come minimo la fine dell'anno, poi chissà. È noto anche lo scetticismo generale di Francia, Olanda e altri sull’opportunità di pensare a un allargamento in questo momento. I paesi balcanici hanno un sacco di questioni bilaterali irrisolte e perché' importarle? Inoltre, le ambizioni della Slovenia non possono non aver risentito del famoso non paper sulla revisione dei confini, un documento la cui esistenza è stata confermata, ma non le esatte origini che sarebbero comunque slovene.
Boris Mitar