La situazione nelle aziende agricole slovene dopo le catastrofiche alluvioni di inizio agosto non si presenta uniforme, bisognerà procedere caso per caso. In molte aree è andato distrutto tutto, ha detto il Ministro dell'agricoltura, Irena Šinko, in visita nell'alta Valle della Savinja, una delle regioni maggiormente colpite. Ha invitato gli agricoltori a rivolgersi all'ufficio di consulenza settoriale, che sarà in contatto diretto con il ministero per risolvere individualmente i casi più urgenti. Al momento è difficile stabilire quali saranno i provvedimenti a sostegno della categoria in quanto, come detto, la situazione è differente da zona a zona. In diversi casi delle aziende agricole non è rimasto più niente in quanto i fiumi in piena o gli smottamenti hanno portato via o sepolto edifici, capannoni, bestiame, macchinari e ampie superfici agricole coltivate. Il ministro Šinko ha detto che quest'anno i danni subiti dall'agricoltura sono enormi e con conseguenze che si faranno sentire anche in futuro; già a maggio le prime alluvioni, a luglio estese e violente ondate di maltempo con grandinate, ad inizio agosto le catastrofiche inondazioni accompagnate da una serie infinita di smottamenti, che hanno stravolto l'equilibrio idrogeologico. Non è ancora possibile stabilire quale sarà l’entità finale dei danni, è però chiaro che bisognerà intervenire con aiuti adeguati. Intanto alla Camera dell'Agricoltura e delle Foreste insistono affinché il governo proclami quanto prima lo stato di calamità naturale in modo da permettere agli operatori del settore di inoltrare le richieste di indennizzo: lo ha dichiarato il direttore dell'organizzazione, Janez Pirc. Tra le sfide più immediate che il settore si trova ad affrontare è quello dell'approvvigionamento di foraggio e mangimi per gli allevamenti nelle aree disastrate. A questo problema si aggiungono le strutture rimaste allagate o inagibili, l’impossibilità di portare al mercato i prodotti, incluso il latte, la mancanza di acqua potabile, elettricità e macchinari adeguati e l’inaccessibilità delle superfici agricole che rappresentavano la principale fonte di sostentamento.
Delio Dessardo