
L'appuntamento in Camera di Stato è fissato per giovedì prossimo, dove i deputati si confronteranno con il testo approvato in commissione Sanità il 13 marzo scorso. Ma le due settimane che separano il passaggio della legge di riforma sanitaria segnano un'era geologica. Nel mezzo, pesa la distanza fra la Camera di medici e infermieri, presieduta da Bojana Beović, il governo e la coalizione di maggioranza. Lunedì scorso Beović ha dato voce a oltre 4000 medici, che con una lettera pubblica hanno evidenziato tutte le difficoltà di una riforma che, così com'è, limita la flessibilità del doppio lavoro per il personale medico-sanitario, creando così una carenza che andrebbe colmata. Ma fra gli emendamenti che stanno accendendo il dibattito politico c'è il previsto intervento del legislatore per limitare la redditività dei concessionari privati. In sostanza, la nuova legge renderebbe l'erogazione di prestazioni sanitarie un'attività senza scopo di lucro. Secondo i ministri della Salute e delle Finanze, Valentina Prevolnik Rupel e Klemen Boštjančič, con questa impostazione si andrebbe a comprimere l'offerta, senza però soddisfare la domanda. Su queste perplessità, sollevate già durante il vertice di coalizione, pesa anche una doppia sentenza della Corte Costituzionale a favore dei concessionari privati. Ma i deputati hanno già fatto muro. Solo Movimento Libertà ha aperto a possibili modifiche in terza lettura, mentre Socialdemocratici e Sinistra/Levica sono irritate per la presa di posizione pubblica dei due ministri, e hanno ribadito che i concessionari non devono avere fini di lucro, perché solo così è possibile proteggere e rafforzare la salute pubblica. A prescindere dallo status sociale dei singoli cittadini.
Valerio Fabbri
