
Un tema attuale sebbene in questo momento molto complesso quello della pace sia in Europa che nel mondo, ha animato il dibattito tra gli europarlamentari sloveni Marjan Šarec, Branko Grims e Matjaž Nemec, il presidente dell'Associazione degli scrittori sloveni Marij Čuk e la storica e ricercatrice delle zone di confine, docente presso l'Università di Nova Gorica, Kaja Širok.
Ma come si può parlare di pace a degli adolescenti quando l'Unione europea pensa al riarmo?
Ce lo spiega Matjaž Nemec:
"L’Europa ha due possibilità: quella di avere degli Stati molto forti ed autonomi, che non parlano la stessa lingua, come è già accaduto in passato, lo abbiamo già vissuto e superato. L’altra soluzione è quella dell’unità, che sicuramente ci rende più forti, ci dà qualcosa in più della sopravvivenza, e ci mette in una migliore posizione non soltanto con la Russia e la Cina ma anche con gli Stati Uniti, che negli ultimi mesi non sono più visti come nostri alleati. Abbiamo la possibilità, per la prima volta, di vivere la realtà europea e dobbiamo rinforzare il progetto europeo per rendere noi, i nostri stati e la Ue più forti. In questo modo avremo una posizione migliore verso gli altri Paesi".
Gorizia-Nova Gorica un grande esempio di un’amicizia che si è reinstaurata tra due popolazioni.
"Siamo proprio noi, la gente del confine italo-sloveno, quello più adatti per parlare del nostro passato e del nostro futuro comune, osservando i dolori che abbiamo vissuto insieme fino ad arrivare a trovare la strada per una prospettiva europea comune. In questi mesi stiamo raccontando la storia di Gorizia e Nova Gorica, per la prima volta capitali della Cultura europea; questo ci consente di parlare di un futuro europeo, perché lo stiamo vivendo. Ne siamo orgogliosi e felici. Fra qualche settimana ci sarà una mostra al Parlamento europeo sulle due città isontine. C’è grande entusiasmo a riguardo perché gli europei stanno guardando questo progetto come un esempio di convivenza e prosperità tra due popoli ed un futuro comune europeo insieme".
I rapporti tra Italia e Slovenia negli ultimi anni sono molto migliorati. Questo può essere un esempio sulle politiche da condurre anche tra altre Nazioni europee?
"Abbiamo tantissimi confini difficili in Europa e molti di questi confini hanno già passato momenti complessi come tra Italia e Slovenia. Il nostro confine non è qualcosa di speciale, è uno dei tanti, ma il modo in cui abbiamo investito nel dialogo negli ultimi decenni è significativo. Non unisce solo due popoli, unisce una storia comune, come accade anche negli altri popoli slavi o in quelli germanici al nord. La nostra è una storia tipica europea e dobbiamo essere orgogliosi di esportare questa bellissima esperienza anche all’estero, dove, come membro del Parlamento europeo, posso dire che viene vista con grande ammirazione".
Questo invece il pensiero di Kaja Širok:
"È urgente che i giovani capiscano questi territori dal punto di vista trasversale, che non tocchi più solo le narrative nazionali, che non tocchi più soltanto le basi politiche con le quali questo territorio per più di tre decenni ha cercato di sviluppare e mantenere delle narrative che non si sono intrecciate nei modi più amichevoli. Quello che desidero e veramente auguro alle future generazioni, specialmente quelle che a breve andranno a votare è di capire che l’Unione europea è la base per capirsi meglio e per noi che viviamo nei territori transfrontalieri è la base sulla quale possiamo lavorare in pace, perché questi territori la pace la vogliono e la devono avere, perché hanno sofferto troppo".
La ricetta è un’Europa unita anche se ci sono sempre più spinte politiche per sgretolare questa unione?
"Sicuramente sì, è questa l’Europa che vogliamo. I giovani devono avere l’opportunità di vivere in pace, di vivere creandosi il proprio futuro e non un futuro che si basa sulle narrazioni e sulle divulgazioni manipolative della politica che sta distruggendo quello che si è costruito molto severamente negli anni dopo la Seconda Guerra Mondiale".
Davide Fifaco

